Carissimi bambini, carissime bambine,
anche quest’anno, in occasione della festa del vescovo san Nicolò, vi scrivo questa lettera quale segno di un’amicizia e di una fiducia che, in questi anni, sono andate consolidandosi e crescendo. Mentre scrivo, risuonano nella mia mente le parole che un giorno Gesù rivolse ai suoi discepoli, tutti adulti. Per capire bene il fatto vi riporto il brano del Vangelo di Matteo che trovate all’inizio del capitolo 18: «In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: “Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?”. Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: “In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me». Questo il discorso di Gesù. Egli invita i suoi discepoli, tutti grandi, a mettersi alla scuola dei bambini per imparare una singolare lezione: essere come loro. Ecco, cari bambini e bambine, il Signore Gesù vi ha elevato al rango e alla dignità di maestri e maestre dei grandi. A questo punto, per seguire l’insegnamento di Gesù, mi sono messo nell’ultimo banco della scuola e, in silenzio e con un po’ di fatica, mi sono messo ad ascoltare e ad imparare la vostra lezione. Alla fine ero contento. Vi confesso anche che mi avete insegnato tante cose e che tutte mi hanno fatto un gran bene al cuore e all’anima. La prima cosa che mi avete insegnato è che bisogna essere pieni di fiducia. L’ho imparato guardandovi quando vi abbandonate nelle braccia della vostra mamma e del vostro papà. Farò così anch’io, abbandonandomi fiducioso ogni giorno nelle braccia del Signore, del suo amore e della sua misericordia. La seconda lezione che mi avete insegnato è stata quella del vostro gioioso amore per la vita, che voi esprimete soprattutto attraverso il gioco. Di questa lezione vi ringrazio tantissimo. Avete ragione: la vita va vissuta, va vissuta nell’amore per il Signore e per gli altri, va vissuta tutta e sempre, anche quando ci sono dolori e sofferenze. C’è anche una terza lezione che ho appreso e che ha a che fare con il mistero di Dio. È difficile da spiegare, ma ci provo: a me sembra che nei vostri occhi brilli una luce speciale che a me fa venire in mente il riflesso della luce di Dio. Sì, voi siete un segno della presenza di Dio.
Allora, cari bambini e care bambine, grazie di cuore per essere stati maestri de vita, e grazie anche a Gesù che ha invitato noi adulti ad essere bambini come voi.
+ Giampaolo, Vescovo