Apertura della Porta santa presso la Tenda della misericordia

DIOCESI DI TRIESTE

TENDA DELLA MISERICORDIA

+ Giampaolo Crepaldi

Piazza Sant’Antonio Nuovo, 6 settembre 2016

 

Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre!

1.           Sono particolarmente lieto di aver aperto la Parta santa della Tenda della misericordia che è stata posta nel centro della nostra città di Trieste come un richiamo e segno dell’amorosa prossimità di Dio che consola e commuove, prossimità di un Dio buono e generoso che, per incontrare il Suo popolo, si abbassa fino a venir ad abitare in una tenda. Permettetemi di ringraziare il Rinnovamento nello Spirito per questa significativa iniziativa spirituale e pastorale, l’Ordinariato militare, il Comune di Trieste e tutte quelle realtà associative diocesane che hanno collaborato nell’organizzazione e nella promozione di questa significativa iniziativa. E’ un’iniziativa che si colloca nel quadro del Giubileo della misericordia voluto da Papa Francesco, che spesso ci ricorda che Gesù ha detto: “Io sono la porta” (Gv 10,7). Di fatto, vi è una sola porta che apre l’entrata nella vita di comunione con Dio e questa porta è Gesù, via unica ed assoluta di salvezza. A Lui solo si può attribuire la parola del Salmista:  “È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti” (Sal 118, 20). Passare dalla Porta della misericordia significa professare che Gesù Cristo è il Signore, rafforzando la nostra fede in Lui, per vivere la vita nuova che ci ha dato. San Giovanni Paolo II aveva annunciato al mondo, il giorno stesso della sua elezione: “Non abbiate paura di aprire le porte a Cristo”.

2.           Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre, il fatto che siano state allestite tre tende dove poter accostarsi al sacramento della riconciliazione in una e nell’altra soffermarsi per adorare Gesù eucaristico e in un’altra ancora per comunicarci i doni che lo Spirito ci vorrà far sperimentare, è come un richiamo a soffermarci a cogliere nelle sacre Scritture il profondo significato della tenda. Durante il periodo dell’esodo dall’Egitto verso la Terra Promessa, infatti, quando il popolo ebraico era nel deserto, la dimora della gloria di Dio in mezzo al suo popolo (in ebraico la shekinah) era rappresentata da una tenda (il tabernacolo) che conteneva l’arca dell’Alleanza (una cassa contenente a sua volta le tavole della Legge). Quella tenda, che accompagnava il popolo nel deserto, indicava la presenza di Dio che guidava Israele nel suo peregrinare. Per noi cristiani Gesù di Nazareth è il Cristo, il Messia atteso, e dunque egli stesso è la nuova shekinah di Dio. La persona di Gesù Cristo rappresenta per noi la tenda di Dio sulla terra. Come scrive l’Evangelista Giovanni nel Prologo del suo Vangelo, «E la Parola [che è Cristo] è diventata carne e ha abitato fra di noi» (Gv 1,14).

3.           Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre, Gesù, oltre ad abitare in mezzo a noi, vuole abitare dentro di noi, vuole che la nostra anima sia la Sua tenda. Prima di lasciare i Suoi discepoli, disse loro: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui» (Gv 14,23). Dio oggi, per mezzo di Cristo, vuole venire a prendere dimora nelle nostre anime! C’è forse una notizia più bella e consolante di questa..? Ciascuno di noi è chiamato ad essere tenda di Dio. L’Apostolo Paolo scrisse infatti ai Corinzi: «Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?» (1Cor 3,16). «Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente» (2Cor 6,16). Inoltre, il Signore Gesù ha dato un senso comunitario al Suo abitare tra noi:  «dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20). Infatti, noi cristiani, riuniti nel nome di Cristo, formiamo insieme la tenda di Dio che è la Chiesa. Cristo abita nella Chiesa, intesa come comunione dei credenti raccolti attorno alla condivisione della sua Parola e del Pane eucaristico. Infine, il Signore vuole abitare anche accanto a noi, nel nostro prossimo e, soprattutto, nei più deboli e bisognosi nei quali Gesù stesso si è identificato, dicendo: «In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Gli ammalati, i poveri e gli emarginati, tutti quelli che sono indicati nelle opere di misericordia spirituale e corporale,  sono le tende nelle quali incontrare Dio su questa terra. In questo Anno della misericordia sono anche questi, i luoghi santi da visitare.

4.           Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre, dopo aver varcato la Porta santa della Tenda della misericordia, consentendoci di fruire dell’indulgenza giubilare, vogliamo tutti insieme rivolgere il nostro sguardo alla Madonna: con la sua divina maternità Lei è stata la più significativa e importante Tenda della misericordia umana che sia apparsa lungo i tempi della storia.  A Lei rivolgiamo il nostro cuore pieno di speranza e di gratitudine. Maria è colei che, in un modo particolare ed eccezionale ha sperimentato la misericordia di Dio, e allo stesso tempo si è associata alla rivelazione della misericordia divina (Cf Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, n. 9). A Lei, Madre della misericordia, affidiamo i buoni propositi di questo Anno giubilare e di questa significativa iniziativa della Tenda della misericordia.

 

Foto Luca Tedeschi