Giubileo della Vita Consacrata

DIOCESI DI TRIESTE

GIUBILEO VITA CONSACRATA

+ Giampaolo Crepaldi
Cattedrale San Giusto, 2 giugno 2016

 

Carissimi fratelli e sorelle di vita consacrata,

1.            Con la celebrazione del Giubileo della misericordia, proposto alla Chiesa tutta da Papa Francesco, abbiamo inteso confermare, in forma personale e comunitaria, la nostra adesione piena all’Amore trinitario che è il punto di partenza e il punto di arrivo della nostra consacrazione. Consacrati dall’Amore trinitario e consacrati all’Amore trinitario: questa è la nostra carta d’identità. Da quell’Amore pieno di misericordia – costantemente contemplato e fortemente amato – tutto nasce, a quell’Amore tutto va riferito e in quell’Amore tutto deve consumarsi. Abbiamo appena ascoltato il brano del Vangelo di Marco che racchiude la grande lezione cristiana sull’amore. Il brano ci racconta di un Dottore della Legge che interroga Gesù in merito alla graduatoria dei precetti elencati dalla Legge. Una richiesta comprensibile, dato il gran numero di leggi che occupava la mente del nostro Dottore e la mente di tanti altri dottori e scribi. Gesù risponde garbatamente. La risposta di Gesù non è di per sé sconosciuta perché cita lo Shemà Yìsrael, Ascolta, Israele, il credo del pio israelita, tratto dal Deuteronomio, ripetuto, ancora oggi, tre volte al giorno. Questa la risposta: amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. A questo primo comandamento segue, quasi come conseguenza naturale: amerai il prossimo tuo come te stesso, tratto dal Levitico. Con questa risposta, Gesù vuole riassumere i comandamenti delle due tavole della Legge, quelli della prima tavola con l’amore totale a Dio con tutto il cuore, anima, intelligenza e forze di cui l’uomo dispone; quelli della seconda tavola con l’amore disinteressato verso il prossimo. Inoltre, Gesù pone il collegamento fra i due precetti in modo da compendiare tutto il rapporto umano con Dio nella prospettiva dell’amore. Nella parte finale del brano, la confessione di fede del Dottore – Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici – merita uno straordinario elogio da parte di Gesù: Non sei lontano dal regno di Dio.

2.            Carissimi fratelli e sorelle, il brano del Vangelo ci ha fatto capire che anche la vita consacrata si gioca sul fronte dell’amore. Le stazioni del nostro pellegrinaggio giubilare alla Cattedrale – quella presso il battistero e quella presso l’altare di San Giusto – hanno voluto propriamente essere l’espressione spirituale di questo significato: la chiamata ad intrecciare costantemente la nostra vita dentro i dinamismi dell’amore divino, quello del Padre, quello del Figlio incarnato, morto e risorto per noi, quello dello Spirito Santo che ci vivifica rendendoci conformi a Gesù. È in questo contesto di amore ricevuto e di amore donato che vogliamo ricordare i molteplici consigli evangelici – la vita di comunione fraterna, la preghiera, la rinuncia, il martirio – radicati nei tre classici: celibato o verginità, povertà e obbedienza, che danno valore alla vita consacrata. Nella descrizione che ne fecero, i Padri Conciliari presentarono questo genere di vita come un tipo speciale di sequela cristiana e di vita evangelica che si precisa per gli avverbi e gli aggettivi usati. Così, la sequela di Cristo, tipica della vita consacrata, è descritta come letterale, radicale, più stretta, più libera, o di forma totale, esclusiva, unica, piena, assorbente, massima, senza riserve e più somigliante allo stesso Cristo. Per questo motivo, il principio primo e generale del rinnovamento e «norma fondamentale della vita religiosa è la sequela di Cristo indicata nel Vangelo». Avverbi e aggettivi che costituiscono il vocabolario cristiano dell’amore, vocabolario che deve essere sempre tra le mani di un consacrato.

3.            Carissimi Religiosi e Religiose della Chiesa di Trieste, siate un segno profetico dell’Amore misericordioso del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo per la comunità diocesana e per la città. Il vostro essere un segno profetico sia dato quotidianamente dal primato di Dio e dal primato della fede a cui voi, con la vostra consacrazione, richiamate costantemente tutti. Un segno profetico, quello vostro di Religiosi e di Religiose, che proviene dalla quotidiana passione di amore per Dio e dalla passione di amore verso l’uomo, soprattutto quello indifeso e povero, dall’annuncio e dalla testimonianza del disegno di amore che il Padre celeste ha realizzato nel Figlio e proviene anche dalla denuncia di tutto ciò che nega o allontana dall’amore e dalla tenerezza misericordiosa del Padre. La vostra identità si rivela proprio nell’essere questo segno profetico di amore e di misericordia nel mondo, nel garantire una coscienza illuminata e illuminante, nel trasmettere e narrare alle persone una singolare esperienza di vita, interamente intrecciata con l’avventura della fede. Consacrati non per essere neutrali/indifferenti davanti alle angosce e ai bisogni dei nostri contemporanei… ma per aver «occhi» per interpretare profondamente la storia, e «cuore» per impegnarsi in toto alla luce del Mistero della Redenzione. Voi siete come sentinelle – «Sentinella, quanto resta della notte?» (Is 21, 11) – che scrutano i segni del Regno e della sua giustizia, che si fanno carico anche oggi della sfida a essere fedeli e profeti, che si lasciano animare dall’amore personale verso il Cristo e verso i poveri, in comunione con ogni fratello e ogni sorella del nostro territorio. Anche qui nella nostra Chiesa di Trieste. Sia Maria, Madre della misericordia, il nostro modello e la nostra guida sicura. Maria è infatti colei che, in modo particolare ed eccezionale ha sperimentato la misericordia e al tempo stesso, sempre in modo eccezionale, ha reso possibile col sacrificio del cuore la propria partecipazione alla rivelazione della misericordia divina. Per questo Anno giubilare facciamo nostro l’auspicio di Papa Francesco: “La dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio”.