Il Giorno del Ricordo celebrato alla Foiba di Basovizza

DIOCESI DI TRIESTE

GIORNO DEL RICORDO

Foiba di Basovizza, 10 febbraio 2016

+ Giampaolo Crepaldi

Distinte autorità, cari amici, fratelli e sorelle,

1.        Siamo qui riuniti, in questo Giorno del Ricordo, per fare memoria, con commozione e nella preghiera, di quanti furono vittime dei tragici eventi delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. Eventi che, anche se tardivamente, sono stati tolti da un oblio dove rischiavano colpevolmente di finire con una legge nazionale che ha istituito questa giornata, riconsegnandoceli affinché costituiscano un monito perpetuo, soprattutto per le giovani generazioni, a non incappare nelle tragiche maglie di ideologie incivili e disumane che li prepararono, li alimentarono e ne furono le generatrici. Il ricordo, oggi, deve farsi struggente verso le vittime innocenti di quegli eventi che, con le loro storie umanissime di eroismo e di dolore, ci insegnano che la vera umanità era la loro e non quella dei loro carnefici, che la vera civiltà era quella che coltivavano nei loro cuori e nelle loro menti e non quella presente nei cuori perversi e nelle menti distorte di coloro che li mandarono a morte. Erano padri, erano madri, erano sacerdoti, era un popolo a cui fu negato il diritto sacrosanto del futuro. A loro va la nostra preghiera, la nostra riconoscenza e il nostro responsabile ricordo.

 

2.        Distinte autorità, cari amici, fratelli e sorelle, il Giorno del Ricordo è stato istituito non solo per compiere l’atto doveroso della memoria nei confronti del passato, ma soprattutto per saper affrontare il presente e il futuro. Essi si presentano a noi particolarmente carichi di minacciose prospettive che rendono il nostro mondo particolarmente fragile e insicuro. Guerre, violenze di ogni genere, migrazioni imponenti, persecuzioni, sfruttamenti e ingiustizie diffuse, atti di efferato terrorismo perpetrato con demoniaca determinazione da un certo fanatismo islamico su scenari ormai globali: dall’Europa all’Africa, dall’Asia alle Americhe, persecuzione crudele e violenta contro i cristiani. Il Giorno del Ricordo ci ammonisce che ricordare le tragedie del passato non basta se il ricordare non si accompagna all’esercizio di puntuali responsabilità culturali, politiche e sociali, sul piano individuale e su quello collettivo. Esercizio di responsabilità per affermare i valori intangibili del rispetto e della difesa della persona umana e della sua vita, dei popoli e delle minoranze, della pace e della libertà compresa la libertà religiosa. Sono i valori che il cristianesimo ha sempre insegnato e che continua ad insegnare anche oggi al nostro mondo distratto. A conferma di ciò e in conclusione, desidero proporre un testo di Pavel Aleksandrovič Florenskij: scrittore fecondissimo di scienza, filosofia e teologia, prete della Chiesa Ortodossa Russa, mandato dal regime comunista dell’Unione Sovietica prima in un campo di rieducazione e poi ucciso l’8 dicembre del 1937. Si tratta di una lettera ai figli: “Non dimenticatemi, perché non è vero che tutto passa. Tutto resta nella memoria, ogni momento di ieri, di oggi e del futuro: resta come la scia incandescente d’una stella che cade. E quando avrete un peso nell’animo, guardate le stelle o l’azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, quando qualcosa non vi riuscirà, quando la tempesta si scatenerà nel vostro animo, uscite e intrattenetevi da soli con il cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete”.

 

 

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Invocazione per le Vittime delle Foibe

 

O Dio, Signore della vita e della morte, della luce e delle tenebre, dalla profondità di questa terra e di questo nostro dolore noi gridiamo a Te.

Ascolta , o Signore, la nostra voce.

“De profundis clamo ad Te, Domine; Domine, audi vocem meam”.

Oggi tutti i Morti attendono una preghiera, un gesto di pietà, un ricordo di affetto. E anche noi siamo venuti qui per innalzare le nostre povere preghiere e deporre i nostri fiori, ma anche apprendere l’insegnamento che sale dal sacrificio di questi Morti. E ci rivolgiamo a Te, perché Tu hai raccolto l’ultimo loro grido, l’ultimo loro respiro.

Questo calvario, col vertice sprofondato nelle viscere della terra, costituisce una grande cattedra, che indica nella giustizia e nell’amore le vie della pace.

In trent’anni due guerre, come due bufere di fuoco, sono passate attraverso queste colline carsiche; hanno seminato la morte tra queste rocce e questi cespugli; hanno riempito cimiteri e ospedali; hanno anche scatenato qualche volta l’incontrollata violenza, seminatrice di delitti e di odio.

Ebbene, Signore, Principe della Pace, concedi a noi la Tua pace, una pace che sia riposo tranquillo per i Morti e sia serenità di lavoro e di fede per i vivi.

Fa che gli uomini, spaventati dalle conseguenze terribili del loro odio e attratti dalla soavità del Tuo Vangelo, ritornino, come il figlio prodigo, nella Tua casa per sentirsi e amarsi tutti come figli dello stesso Padre.

Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il Tuo Nome, venga il Tuo regno, sia fatta la Tua volontà.

Dona conforto alle spose, alle madri, alle sorelle, ai figli di coloro che si trovano in tutte le foibe di questa nostra triste terra, e a tutti noi che siamo vivi e sentiamo pesare ogni giorno sul cuore la pena per questi Morti, profonda come le voragini che li accolgono.

Tu sei il Vivente, o Signore, e in Te essi vivono. Che se ancora la loro purificazione non è perfetta, noi Ti offriamo, o Dio Santo e Giusto, la nostra preghiera, la nostra angoscia, i nostri sacrifici, perché giungano presto a gioire della splendore del Tuo volto.

E a noi dona rassegnazione e fortezza, saggezza e bontà. Tu ci hai detto:

“Beati i misericordiosi perché otterranno misericordia, beati i pacificatori perché saranno chiamati figli di Dio, beati coloro che piangono perché saranno consolati, ma anche beati quelli che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati in Te, o Signore, perché è sempre apparente e transeunte il trionfo dell’iniquità.

O Signore, a questi nostri Morti senza nome, ma da Te conosciuti e amati, dona la Tua pace. Risplenda a loro la luce perpetua e brilli la Tua luce anche sulla nostra terra e nei nostri cuori. E per il loro sacrificio fa che le speranze dei buoni fioriscano.

Domine, coram te est omne desiderium meum et gemitus meus te non latet. Amen

 

Mons. Antonio Santin, Vescovo di Trieste, 1959