Giornata della Vita Consacrata

CONCLUSIONE ANNO VITA CONSACRATA

+ Giampaolo Crepaldi

Parrocchia San Giovanni Bosco, 31 gennaio 2016

 

Carissimi fratelli e sorelle la cui vita è consacrata al Signore,

1. Vi ringrazio di cuore per aver organizzato questo significativo incontro di preghiera per celebrare in maniera degna la conclusione dell’Anno della Vita Consacrata voluto dal Santo Padre Francesco. Questa conclusione si inscrive nell’Anno Giubilare della misericordia – che ha preso avvio l’8 dicembre scorso a Roma e il 13 qui in Diocesi con l’apertura della Porta santa nella Cattedrale di San Giusto – quasi intrecciandosi ad esso e con esso da una serie di connessioni teologiche e spirituali assai rilevanti e importanti per la vostra vita di fratelli e sorelle totalmente consacrati all’Amore Trinitario. Ecco un Anno per riscoprire l’amore del Padre che ci consegna il suo Figlio unico: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito…” (Gv 3,16); “Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.” (Gv 3,17). Ecco un Anno per riscoprire l’amore del Figlio che si consegna a noi per rivelarci la misericordia del Padre: “Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio.” (Gv 10,17-18). Ecco un Anno giubilare per riscoprire l’amore dello Spirito Santo: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore.” (Lc 4,18-19). Il cuore del mistero della misericordia è l’Amore trinitario a cui rivolgerci continuamente in questa Giubileo come alla sorgente pura e vivificante che rigenera la vocazione di ciascuno di noi – quel fiat, totale e disinteressato, che abbiamo pronunciato con amore all’Amore – aprendola alla riconciliazione, alla gioia e alla pace.

2. Carissimi fratelli e sorelle, in occasione del Giubileo della misericordia consentitemi di lasciarvi qualche riflessione che trovo pertinente con la vostra consacrazione. Consacrati da Dio e consacrati a Dio, siete quindi consacrati al Bene e consacrati dal Bene. E il bene richiama la sfida dura e inesorabile che giunge a noi dal male, in tutte le sue forme e in tutte le sue espressioni da quelle individuali a quelle sociali e politiche. Il male, comunque, non è qualcosa di deterministico che prescinde dall’esercizio della libertà umana. Il male ha sempre un volto e un nome. C’è una responsabilità morale dell’uomo nel momento in cui sceglie la via del male e della morte, ossia del peccato. Il male è, in definitiva, un tragico sottrarsi alle esigenze dell’amore e della misericordia. Scrisse sant’Agostino nel suo celeberrimo libro De civitate Dei: “Due amori hanno fondato due città: l’amore di sé, portato fino al disprezzo di Dio, ha generato la città terrena; l’amore di Dio, portato fino al disprezzo di sé, ha generato la città celeste” (XIV, 28). Ecco, fratelli e sorelle, la strada maestra, antica e sempre nuova, che la vita consacrata è chiamata a percorrere anche oggi: l’amore di Dio, fino al disprezzo di sé. Su questa strada, difficile ed esaltante, ci sono gli uomini e le donne del nostra tempo. Noi li dobbiamo incontrare con la consapevolezza che “L’uomo viene redento mediante l’amore” (Benedetto XVI, Spe salvi, 26). L’amore che perdona, l’amore che consola, l’amore che si fa gesto operoso di misericordia corporale e spirituale, l’amore che custodisce l’altro nel bene, preservandolo dal male. L’amore capace di rendere celeste la città degli uomini.

3. Carissimi fratelli e sorelle, la misericordia è l’agire di Dio e deve essere anche l’agire dei suoi consacrati e consacrate. Consacrati/e nel mistero santo della misericordia di Dio; consacrati/e per il ministero santo della misericordia nella Chiesa e nel mondo. Come? Facendo propria, in maniera generosa e qualificata, la triplice missione della Chiesa, più volte proposta da Papa Francesco: annunciare e predicare la misericordia; celebrare la misericordia nella liturgia dei sacramenti, soprattutto della penitenza e dell’eucarestia; praticare la misericordia. Predicare, celebrare e praticare la misericordia significa – soprattutto per voi consacrati/e – ritornare al cuore di Dio, convertirsi. La misericordia è il profumo della vita, è la dolcezza di relazioni mature e serene, è la pienezza dell’esperienza cristiana. In fin dei conti, la nuova evangelizzazione o – come la chiamano i vescovi italiani – la vita buona del Vangelo, è, prima di tutto, un impegno spirituale. Senza la nostra conversione personale, tutte le riforme, anche le più necessarie e benintenzionate, finiscono in un vuoto attivismo. Jerusalem convertere! E’ il grido del profeta al suo popolo, che vale anche oggi per noi: “Ritorna, convertiti al Signore, tuo Dio” (Os 14,2). A Maria, Madre della misericordia, affidiamo i voti e i propositi di bene maturati in questo anno dedicato alla vita consacrata, pregandola di renderli conformi alla volontà del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.