Festeggiato in Vescovado il santo Patrono dei Giornalisti

DIOCESI DI TRIESTE

INCONTRO CON I GIORNALISTI

+ Giampaolo Crepaldi

Trieste, Palazzo Vescovile, 23 gennaio 2016

 

1.     Cari amici, vi ringrazio sentitamente per aver accettato l’invito a prendere parte a questa celebrazione dedicata alla memoria del santo patrono dei giornalisti, san Francesco di Sales. Per una felice coincidenza proprio ieri, nella Sala Stampa Vaticana, è stato presentato il Messaggio di papa Francesco per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali sul rapporto tra comunicazione e misericordia. La misericordia, scrive il Pontefice, si manifesta in modo speciale nella comunicazione. «Ciò che diciamo e come lo diciamo, ogni parola e ogni gesto dovrebbe poter esprimere la compassione, la tenerezza e il perdono di Dio per tutti. L’amore, per sua natura, è comunicazione, conduce ad aprirsi e a non isolarsi. E se il nostro cuore e i nostri gesti sono animati dalla carità, dall’amore divino, la nostra comunicazione sarà portatrice della forza di Dio».

2.     Cari amici, nell’intendo di arricchire la proposta della Chiesa in questo Anno giubilare dedicato alla misericordia, il Santo Padre Francesco invita il mondo della comunicazione ad un uso adeguato della parola. La parola che comunica misericordia porta pace e perdono. Le parole possono gettare ponti tra le persone, le famiglie, i gruppi sociali, i popoli. È possibile – ed è anche la grande sfida di oggi – mantenere la doverosa lealtà alla verità e «condannare con fermezza il male» e nello stesso tempo «non spezzare mai la relazione e la comunicazione», lasciando aperta la porta anche a chi sbaglia. Papa Francesco cita Shakespeare nel «Mercante di Venezia» che scrisse: «La misericordia non è un obbligo. Scende dal cielo come il refrigerio della pioggia sulla terra. È una doppia benedizione: benedice chi la dà e chi la riceve».

3.     Cari amici, Papa Francesco ci invita a distinguere sempre tra le situazioni di peccato e le persone che peccano e sbagliano. Scrive nel Messaggio: «Noi possiamo e dobbiamo giudicare situazioni di peccato» ma nello stesso tempo «non possiamo giudicare le persone, perché solo Dio può leggere in profondità nel loro cuore. È nostro compito ammonire chi sbaglia, denunciando la cattiveria e l’ingiustizia di certi comportamenti, al fine di liberare le vittime e sollevare chi è caduto». È nostro compito «annunciare la verità e condannare l’ingiustizia». Ma dobbiamo «affermare la verità con amore (cfr Ef 4,15). A questo punto il Papa ci invita all’esercizio virtuoso dell’ascolto: « Ascoltare significa prestare attenzione, avere desiderio di comprendere, di dare valore, rispettare, custodire la parola altrui. Nell’ascolto si consuma una sorta di martirio, un sacrificio di sé stessi».

4.      Cari amici, Papa Francesco si sofferma anche su quel vasto e magmatico mondo fatto di e-mail, sms, reti sociali, chat. Su questo punto il suo insegnamento è assai illuminante. Le reti sociali non vanno demonizzate: «sono capaci di favorire le relazioni e di promuovere il bene della società ma possono anche condurre ad un’ulteriore polarizzazione e divisione tra le persone e i gruppi. L’ambiente digitale è una piazza, un luogo di incontro, dove si può accarezzare o ferire, avere una discussione proficua o un linciaggio morale». L’accesso alle reti sociali, quindi, «comporta una responsabilità per l’altro, che non vediamo ma è reale, ha la sua dignità che va rispettata. La rete può essere ben utilizzata per far crescere una società sana». L’incontro tra la comunicazione e la misericordia è fecondo nella misura in cui genera una prossimità che si prende cura, conforta, guarisce, accompagna e fa festa.