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Giubileo della Misericordia | Apertura della Porta Santa nella Cattedrale di San Giusto

DIOCESI DI TRIESTE
APERTURA PORTA DELLA MISERICORDIA

+Giampaolo Crepaldi
Cattedrale di San Giusto, 13 dicembre 2015

Distinte autorità, carissimi fratelli e sorelle, predragi bratjie in sestre

1.     Con l’apertura della Porta della misericordia in questa Chiesa Cattedrale, ha preso avvio, anche per la nostra Chiesa diocesana secondo quando disposto con sapiente e innovativa modalità da Papa Francesco, il Giubileo straordinario della misericordia. Si tratta di un evento di grazia divina e di un’opportunità spirituale unica per convertici a Dio, Amore trinitario, che ci dona la sua misericordia e il suo amore attento e premuroso. In questa circostanza, il primo moto dell’anima deve essere quello di contemplare il mistero santo e divino della misericordia. E quali saranno le visioni preziose che ci vengono riservate in questa nostra devota contemplazione? Contempleremo il Padre che ci consegna il suo Figlio unico: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito…” (Gv 3,16); “Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.” (Gv 3,17). Contempleremo il Figlio che si consegna a noi per rivelarci la misericordia del Padre: “Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio.” (Gv 10,17-18). Contempleremo lo Spirito Santo: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore.” (Lc 4,18-19). Il cuore del mistero della misericordia è l’Amore trinitario a cui rivolgerci continuamente in questa Giubileo come alla sorgente pura e vivificante che rigenera le nostre anime, aprendole alla riconciliazione, alla gioia e alla pace.

2.     Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratjie in sestre, abbiamo appena sperimentato la grazia di varcare la Porta della Misericordia allestita nella nostra Cattedrale. Che risonanza spirituale deve provare la nostra anima nell’attraversare quella Porta? Quella Porta che abbiamo varcato ci richiama – richiamo grave e impegnativo – a coltivare la separazione tra l’interno e l’esterno, cioè tra il peccato e l’ordine della grazia (cf Mt 7,18-19); ad entrare con convinzione in un luogo nuovo, nel quadro della rivelazione della Misericordia e non della condanna (cf Mt 9,13); a godere di una protezione che ci dona salvezza (cf Gv 10,7); a rispondere alla comune vocazione alla santità, facendo tesoro delle testimonianze qui custodite dei nostri santi martiri da san Giusto al beato don Francesco Bonifacio. Gesù ha detto: “Io sono la porta” (Gv 10,7). Di fatto, vi è una sola porta che apre l’entrata nella vita di comunione con Dio e questa porta è Gesù, via unica ed assoluta di salvezza. A Lui solo si può attribuire la parola del Salmista:  “È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti” (Sal 118, 20). Passare dalla Porta della misericordia significa professare che Gesù Cristo è il Signore, rafforzando la nostra fede in Lui, per vivere la vita nuova che ci ha dato. San Giovanni Paolo II aveva annunciato al mondo, il giorno stesso della sua elezione: “Non abbiate paura di aprire le porte a Cristo”. Dovrà essere così anche per noi. I molti pellegrinaggi programmati verso la Cattedrale – soprattutto quelli parrocchiali – non dovranno essere nient’altro che espressione di una convinta, rinnovata e gioiosa professione di fede in Cristo Signore e nel suo Vangelo.

3.     Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratjie in sestre, questo Anno giubilare dovrà caratterizzarsi per una disponibilità più avvertita alla celebrazione del sacramento della confessione, sia da parte dei sacerdoti che lo devono amministrare sia da parte di tutto il popolo di Dio. La celebrazione del sacramento della riconciliazione è il luogo dove la conversione a Dio e la  riconciliazione con Lui e gli altri diventano un avvenimento promettente nelle nostre vite. Là, realmente e sacramentalmente, rimpiangiamo i peccati commessi ed accogliamo la presenza di Dio che, a sua volta, riceve la nostra conversione e ci dona la sua grazia d’amore e di misericordia. Inoltre, il nostro pentimento e la nostra conversione, confermati dalla grazia del sacramento, acquistano una dimensione ecclesiale, vale a dire, per il bene di tutto il Corpo di Cristo e di tutta la Chiesa. A questo riguardo, vi ricordo che, oltre alla Chiesa Cattedrale, sono state individuate altre Chiese che saranno come luoghi privilegiati dove celebrare il sacramento della confessione: i Santuari mariani di Monte Grisa, Repentabor-Monrupino e Muggia Vecchia e le chiese di Montuzza e di Sant’Antonio Nuovo. La celebrazione di questo sacramento è sempre un nuovo inizio, un rafforzamento del nostro spirito per andare al di là dei nostri peccati e delle nostre tentazioni: è un’esperienza che ci fa incontrare il volto misericordioso del Padre celeste.

4.     Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratjie in sestre, alla grazia della misericordia di Dio deve corrispondere il nostro amore, la nostra vita cristiana intessuta di perdono e di carità verso i fratelli, soprattutto quelli che vivono nella povertà, nella solitudine e nell’emarginazione. Dobbiamo essere segni testimoni quotidiani della misericordia di Dio. Come? Facendo nostra come programma di vita l’indicazione di Papa Francesco a mettere in pratica le opere di misericordia corporale – dare da mangiare agli affamati; dare da  bere agli assetati; vestire gli ignudi; accogliere i forestieri; assistere gli ammalati; visitare i carcerati – e le opere di misericordia spirituali – consigliare i dubbiosi; insegnare agli ignoranti; ammonire i peccatori; consolare gli afflitti; perdonare le offese; sopportare pazientemente le persone moleste; pregare Dio per i vivi e per i morti –. La beatitudine della misericordia – “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt 5,7) – ci insegna che la misericordia è perdono e riconciliazione delle offese ricevute e commesse e che la misericordia è anche solidarietà ed impegno d’amore efficace per i fratelli che sono nel bisogno e nella miseria. In questo contesto e a livello diocesano, si è ritenuto opportuno indicare per le opere di misericordia corporale in Mission Moldova rivolta ai bambini poveri e orfani di quel Paese l’iniziativa dove convogliare le offerte che raccoglieremo quest’anno e, per le opere di misericordia spirituale, la costituzione a Trieste, città della scienza, di un Centro di studio sulle spinose e attuali questioni connesse al rapporto tra fede, scienza e tecnologia.

5.     Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratjie in sestre, dopo aver varcato la Porta della misericordia, consentendoci di fruire dell’indulgenza giubilare, la prima immagine che abbiamo visto entrando in Cattedrale è stata quella della Madonna nel magnifico mosaico che sovrasta l’altare del Santissimo. A Lei rivolgiamo il nostro cuore pieno di speranza e di gratitudine. Maria è colei che, in un modo particolare ed eccezionale ha sperimentato la misericordia di Dio, e allo stesso tempo si è associata alla rivelazione della misericordia divina (Cf Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, n. 9). Illuminante, a questo proposito, il racconto dell’evangelista Giovanni: “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.” (Gv 19, 25-27). Quella che era la Madre del Salvatore ci è stata data da Lu nell’ora della sua morte, per  essere nostra madre. Le parole che Gesù pronuncia dall’alto della Croce significano dunque che la maternità della Madre di Dio trova ormai un prolungamento per noi (Cf Giovanni Paolo II Redemptoris Mater, n. 9): il Cristo sulla Croce ci dona Maria come Madre di Misericordia. A Lei affidiamo i buoni propositi di questo Anno della misericordia.