Ordinazione presbiterale di don Davide Chersicla e don Samuele Cecotti e diaconale di Davide Zanutti

DIOCESI DI TRIESTE

Ordinazione presbiterale di don Davide Chersicla e don Samuele Cecotti
e diaconale di Davide Zanutti

+ Giampaolo Crepaldi

Cattedrale di San Giusto, 7 dicembre 2015

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!

1.     In questa santa e solenne vigilia dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria, il Signore ci fa la grazia di ordinare due sacerdoti e un diacono: don Davide Chersicla e don Samuele Cecotti e Davide Zanutti. Si tratta di un dono divino, espressione del misterioso amore del Signore per la Chiesa che è in Trieste. Vogliamo allora, tutti insieme, ringraziare il Signore che continua, nonostante le nostre infedeltà personali e comunitarie, a seguirci e ad inseguirci con la sua misericordia, fornendoci innumerevoli prove che è Lui a guidare verso il bene i destini della Chiesa, la sua amatissima Sposa. In questo coro di orante gratitudine, oltre alla voce commossa del Vescovo, ci sono quelle dei genitori e dei familiari di don Davide e don Samuele e di Davide Zanutti; c’è quella del Seminario qui ben rappresentato dai suoi Superiori e dai suoi alunni; ci sono quelle delle comunità parrocchiali di provenienza e quelle che sono state incontrate lungo il cammino di formazione; ci sono quelle delle associazioni di appartenenza e di tanti amici, soprattutto presbiteri che, con il loro esempio e la loro parola, sono stati di aiuto nel tempo prezioso del discernimento. Un prete è, in primo luogo, plasmato dal Signore e dalla sua chiamata, ma anche da tante forze ed energie ecclesiali che concorrono in modo essenziale a definirne il profilo ministeriale, affinché sia, in definitiva, un uomo che Dio sceglie secondo un suo imperscrutabile disegno per farne il Padre e il Pastore del suo popolo.

2.     Carissimi don Davide, don Samuele e Davide, la vostra ordinazione è strettamente legata all’odierna Solennità. Il dogma dell’Immacolata Concezione fu proclamato da papa Pio IX l’8 dicembre 1854 con queste significative parole: “La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente ed in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia della colpa originale”. Parole confermate dalla Vergine stessa quattro anni dopo nella grotta di Lourdes dove, presentandosi a santa Bernadette, disse: “Io sono l’Immacolata Concezione”. Parole che prendono tutto il loro valore dal brano del Vangelo di Luca che abbiamo ascoltato. Esso ci riporta al momento dell’annunciazione, quando l’Arcangelo Gabriele chiamò Maria piena di Graziae le annunciò la nascita del Redentore nel suo grembo verginale, dopo aver detto il suo fiat, il suo , a Dio che la scelse dall’eternità per essere la Madre del suo Figlio. Con la vostra ordinazione, anche per voi arriva a compimento il vostro fiat, il vostro al Signore. Resti Maria il punto di riferimento, la stella polare del vostro sacerdozio e del tuo diaconato. Se l’opera della salvezza è dono d’amore di Dio, la sua realizzazione richiede anche la vostra piena e generosa disponibilità ministeriale. Come Dio chiese a Maria la sua collaborazione per la nascita e la crescita umana di Gesù, così esige da voi il della fede, un gioioso e quotidiano mediante il quale vi invita a fidarvi ed a affidarvi a Lui.

3.     Carissimi don Davide e don Samuele, tra poco, mediante l’imposizione delle mani e la preghiera, sarete introdotti nel sacerdozio di Gesù Cristo. Egli stesso vi consacra, cioè vi consegna per sempre a Dio, affinché, a partire da Dio e in vista di Lui, possiate servire la Chiesa e gli uomini. Che significa consacrazione? Significa essere consacrati per sempre nella realtà della nostra vita; significa essere uomini che operano a partire da Dio e in comunione con Gesù Cristo; significa coltivare, con dedizione generosa e alta, lo zelo per le anime (animarum zelus), che resta l’espressione migliore per delineare il profilo del ministero sacerdotale. Purtroppo si tratta di un’espressione che oggi quasi non viene più usata. Capita anche che la parola anima venga considerata come una parola proibita, perché – si afferma e si scrive – esprimerebbe un dualismo tra corpo e anima, dividendo a torto l’uomo. Voi invece continuate ad affidarvi alla dottrina certa della Chiesa che insegna che abbiamo un’anima, che l’anima è il principio costitutivo che garantisce l’unità dell’uomo nella sua vita e, soprattutto, nell’al di là dopo la sua morte terrena. Come sacerdoti dovrete preoccuparvi anche naturalmente delle necessità fisiche degli uomini – dei poveri, dei malati, dei migranti, dei senza-tetto. Ma, in modo assolutamente preferenziale, dovrete preoccupavi delle necessità dell’anima dell’uomo: delle persone che soffrono per la violazione del diritto o per un amore distrutto; delle persone che si trovano nel buio circa la verità; che soffrono per l’assenza di verità e di amore, di coloro che cercano di lasciare le spiagge desolate del peccato per approdare a quelle della comunione con il Signore. Le persone che incontrerete dovranno sentire il vostro zelo, espressione concreta della vostra testimonianza credibile per il Vangelo di Gesù Cristo.

4.     Carissimi don Davide, don Samuele e Davide, consentitemi ora di indicarvi alcune urgenze per il vostro futuro ministero che, in qualche modo, mi sembra siano in consonanza con le vostre personalità. A te don Davide, che sei un musicista e un po’ un artista, dico di coltivare la bellezza della fede cristiana. Un grande teologo russo Evdokìmov scrisse che è nella bellezza che il mondo sarà salvato; ma, aggiungeva, salverà il mondo quella bellezza che si concretizzerà come spazio di manifestazione dell’Invisibile. La bellezza non è una decorazione aggiunta ad una fede già completa in se stessa, ma è luogo della rivelazione di Dio stesso e luogo dello svelamento della verità dell’uomo. La bellezza pertanto è rivelazione dell’originario ed anticipazione del definitivo. In un mondo sempre più brutto e in una Chiesa che fa sempre meno per dare concreta attuazione alla bellezza che giunge a noi da Dio stesso, il ministero della bellezza è una sfida esaltante e promettente. A te don Samuele, studioso e cultore della filosofia e teologia di San Tommaso, dico di amare e coltivare la verità, cioè Gesù Cristo, il Logos eterno del Padre celeste. Lui, e solo Lui, è la Via, la Verità e la Vita (cfr. Gv 14,6): contemplando il Volto del Signore, confermerai la tua fede e la tua speranza in Lui, unico Salvatore e traguardo della storia. In tempi di relativismo imperante non aver timore di farti cultore della filosofia cristiana dell’essere. Essa è ascolto delle cose o, meglio, ascolto dell’ordine delle cose, creato da Dio. Le cose ci parlano perché sono una sinfonia, un tutto ordinato, hanno un senso unitario che ci precede. Essa è, teologicamente, profezia, ossia accesso alla pienezza della propria identità ed è, in quanto tale, discernimento, vale a dire criterio di giudizio sulla vita. La profezia cristiana è stata spesso interpretata storicisticamente solo come apertura al futuro, mentre essa è sempre uno scendere in profondità verso la dimensione ontologica della propria identità. A te Davide, che tra poco sarai ordinato diacono, dico di esercitare il tuo ministero con il massimo della carità, soprattutto verso i feriti della vita e le persone fragili. Essi devono essere al centro del tuo cuore, tenuti, tutti e sempre, nella più grande considerazione, amati con dedizione, generosità e concretezza! Gesù – il cui vangelo non è un programma politico, sociale o economico – non si è contentato di annunciare solo con la parola la trasformazione di cui la sua missione doveva essere il punto di partenza. Egli l’annuncia e la illustra, infatti, con gesti concreti: ridona la vista ai ciechi, l’udito ai sordi, l’uso delle gambe ai paralitici, la salute ai lebbrosi. Queste guarigioni hanno valore di segni. Esse sono l’espressione e la traduzione della buona novella annunciata ai poveri. Il modo di fare di Gesù mostra ai suoi discepoli che neppure loro si possono accontentare di parole. Devono fare dei gesti concreti e significativi, dare prova della volontà che ha Dio di liberare gli uomini dai mali che li opprimono, specialmente quelli che, fra loro, sono i più deboli.

5.         Carissimi don Davide, don Samuele e Davide, il vostro sacerdozio e il tuo diaconato avvengono in significativa concomitanza con l’indizione da parte di Papa Francesco del Giubileo straordinario della misericordia, che avrà un suo felice riscontro la prossima domenica con l’apertura della Porta della misericordia anche qui nella nostra Cattedrale di San Giusto. Con l’indizione di questo straordinario evento di grazia spirituale, il Santo Padre ci invita a riscoprire e a fare tesoro della misericordia del Signore. Scrive nella Bolla Misericordiae vultus: “Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato”. In queste dense affermazioni, potete percepire che il tema della misericordia non è qualcosa di secondario o di accessorio nel contesto dell’esperienza dei ministri ordinati; esso piuttosto indica il cuore stesso dell’essere e dell’agire di Dio per come si rivela nella lettura attenta e devota della Sacra Scrittura e costituisce, di conseguenza, l’elemento essenziale che forma la Chiesa e la sua azione pastorale che siete chiamati a servire con tutta la vostra persona, protesa a realizzare il progetto di Dio di portare a salvezza le anime di tutti gli uomini, nessuno escluso. A Maria, Madonna della misericordia, e alla sua materna protezione affido il vostro sacerdozio e il tuo diaconato, chiedendovi di fare vostro l’auspicio di Papa Francesco: “La dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio”.