Solennità di Tutti i Santi

DIOCESI DI TRIESTE

Solennità di Tutti i Santi

+ Giampaolo Crepaldi
Cattedrale di San Giusto, 1 novembre 2015

 

Carissimi fratelli e sorelle,

1.     In questo giorno dedicato alla celebrazione di Tutti i Santi, la Chiesa ci fa fare memoria dei nostri fratelli “che hanno lavato le loro vesti nel Sangue dell’Agnello”. San Giovanni scrisse:  “Vidi una grande moltitudine che nessuno poteva contare di ogni nazione, razza, popolo e lingua … tutti proclamavano: ‘la salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all’Agnello’” (Ap 7, 9-10). In questa straordinaria affermazione di San Giovanni, contenuta nel libro dell’Apocalisse, è come se ci venisse detto che il Cielo è abitato da una moltitudine di Santi e poi che il Cielo è aperto a tutti perché tutti siamo chiamati al Cielo, tutti siamo chiamati alla santità.  La santità è, in primo luogo, partecipazione alla vita di Dio. La missione di Gesù è stata quella di aprirci la comunione con il Padre. Per questo si è incarnato, ha vissuto ed è morto e risorto. Giovanni scrive “Quale grande amore ci ha dato il Padre per esere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!” (1Gv 3,1). In secondo luogo, la santità è un cammino da fare verso Gesù e con Gesù. Il vero modello della santità cristiana è proprio Gesù. Egli è il cammino spirituale, la vita e la verità (cfr. Gv 14,6). L’esempio dei santi è per noi un incoraggiamento a seguire le stesse orme, a sperimentare la gioia di chi si fida di Dio, perché l’unica vera causa di tristezza e di infelicità per l’uomo è vivere lontano da Lui.

2.     Carissimi fratelli e sorelle, la contemplazione della gloria di Tutti i Santi nella vita eterna non ci fa evadere dalla nostra vita quotidiana. Per essere santi non è necessario compiere opere straordinarie, né possedere carismi eccezionali. E’ necessario, invece, ascoltare Gesù e seguirlo con amore e dedizione: “Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà” (Gv 12, 26). Chi si fida di Gesù e lo ama con sincerità, è pronto al dono di sé fino all’effusione del sangue, come ci testimoniano i martiri cristiani di ieri e i martiri cristiani di oggi (cfr Gv 12, 24-25). La storia della Chiesa ci insegna che ogni forma di santità, pur seguendo tracciati differenti, passa sempre per la via della croce. Le biografie dei santi ci descrivono uomini e donne che, docili ai disegni divini, hanno affrontato talvolta prove e sofferenze indescrivibili, persecuzioni e martirio. I santi “sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello” (Ap 20, 14). I loro nomi sono scritti nel libro della vita (cfr Ap 20, 12); la loro dimora è il Paradiso.

3.     Carissimi fratelli e sorelle, la santità consiste nel mettere in pratica il Vangelo delle beatitudini che abbiamo da poco ascoltato. Gesù ci dice: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3). I poveri in spirito sono tutti quelli che ripongono in Dio la loro fiducia e che non attaccano il loro cuore ai beni di questo mondo. «Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati» (Mt 5,4). Essi sono quelli che soffrono a causa delle molte ingiustizie che ci sono in questo mondo. Dio conta ciascuna delle loro lacrime. Gesù parla poi dei miti, di quelli che non rispondono al male con il male, ma con il coraggio del perdono. Parla di quelli che hanno fame e sete della giustizia, di quelli cioè che desiderano vivamente la santità e che mettono Dio al primo posto nella loro vita. Gesù proclama beati i puri di cuore, di quelli cioè che non si infangano nelle volgarità di questo mondo, e degli operatori di pace. Infine, il nostro Gesù proclama beati i perseguitati. Quest’ultima è la più grande tra le beatitudini. In questa giornata speciale, la Chiesa ci invita a guardare ai Santi che sono i nostri modelli e ad affidarci all’intercessione della Madonna, affinché riusciamo a raggiungerli in Cielo e unirci alla grande moltitudine contemplata dall’apostolo Giovanni.