Ordinazione Presbiterale di don Devid Giovannini e don Stefano Vattovani

DIOCESI DI TRIESTE

ORDINAZIONE PRESBITERALE
DEVID GIOVANNINI
STEFANO VATTOVANI

+ Giampaolo Crepaldi

Cattedrale di San Giusto, 26 settembre 2015

 

Fratelli nel sacerdozio, carissimi fratelli e sorelle in Cristo,

1.     La Chiesa che è in Trieste vive oggi, con l’ordinazione presbiterale di don Devid Giovannini e di don Stefano Vattovani, un evento di grazia che la porta, in primo luogo, ad esprimere tutta la sua gratitudine al Signore che continua a riservarle il suo amore vivificante. Una gratitudine che si allaga poi ai genitori, ai parenti e agli amici dei candidati, ai loro parroci e a tutti i sacerdoti che li hanno accompagnati in questi anni di preparazione. Una vocazione è sempre debitrice di molti incontri e di un lungo cammino di preghiera, di riflessione, di discernimento e di conversione. La gratitudine va anche al Rettore del Seminario, al Vicerettore, al Padre spirituale, e a quanti hanno partecipato all’educazione di questi due giovani. Nella sua bontà, il Signore dona alla nostra Chiesa due nuovi sacerdoti: è un dono grandissimo, perché una comunità cristiana non può vivere senza sacerdoti. Pure voi, cari don Devid e don Stefano, siete invitati a unirvi a questo coro di gratitudine e a benedire il Signore perché il presbiterato è un dono immenso: un dono assolutamente gratuito che va aldilà dei vostri meriti. Il Signore vi chiama, per amore, a partecipare alla sua vita e alla sua opera di salvezza; attraverso l’antico rito dell’imposizione delle mani e della preghiera consacratoria del Vescovo sarete configurati a Cristo sacerdote e pastore della Chiesa.

2.     Carissimi don Devid e don Stefano, nel brano del Vangelo di Giovanni che è stato proclamato, Gesù prega il Padre per i suoi discepoli e non per il mondo, ma prega perché nel mondo essi siano custoditi e consacrati dal Padre. La loro separazione dal mondo deve realizzarsi nel mondo: come il mondo è stato lo spazio del loro incontro con Gesù, così il mondo resta lo spazio della loro missione ed esistenza testimoniale. In questa salutare prospettiva si colloca il significato profondo del mistero dell’imposizione delle mani. Nella vita di S. Ignazio si racconta un episodio che illumina stupendamente tutto ciò. In viaggio verso Roma, nella cappella di La Storta, vide “Cristo caricato della Croce e, accanto a Lui, il Padre che gli diceva: «voglio che tu prenda costui come tuo servitore». Gesù allora lo prendeva dicendo: «voglio che tu ci serva»” (cfr. Monumenta Ignatiana, Fontes narrativi II, 133). Quello che sta accadendo ora qui sulla terra, ha la sua origine in cielo, nel dialogo intra-trinitario. Il Padre dice al Figlio unigenito di prendere questi due nostri fratelli come suoi servitori: di associarli al servizio della Redenzione del mondo. Ed il Figlio, inviando il suo Santo Spirito sopra Devid e Stefano mediante l’imposizione della mani dirà fra poco a loro: «voglio che mi serviate, voglio che siate con me nell’opera di salvezza dell’uomo e del mondo». Ecco il grande mistero dell’imposizione delle mani, che ora celebreremo! Inseriti in Cristo e resi partecipi della sua stessa missione, Devid e Stefano vengono collocati per sempre con Cristo ed in Cristo nel centro stesso del mondo, nel cuore della storia umana. La chiave, infatti, il centro ed il fine di tutta la storia umana è il dono che Cristo ha fatto di Se stesso sulla Croce.

3.     Carissimi Devid e Stefano, è bene avvertirvi che essere nel mondo e, nello stesso tempo, non essere del mondo non sarà impresa semplice. Dalla vostra parte, come forza e consolazione, avete la decisione del Padre di associarvi alla missione del Figlio, a questo dono che il Figlio vi sta facendo nello Spirito Santo. Ch. Peguy scrisse: “E sol chi non ha niente è colui che si dona… e sol a chi non ha niente dà una corona”. Non preoccupatevi quindi, pensando ai molti beni che dovete lasciare: al bene dell’amore di una donna, al bene della paternità, al bene di poter disporre autonomamente della propria vita… Posso assicurarvi che, se non farete resistenza alla decisione del Padre, avrete già in questa vita cento volte tanto. Lasciatevi quindi espropriare completamente di voi stessi, così che la vostra esistenza di separati dal mondo coincida perfettamente, senza nessun residuo di separazione, con la vostra missione nel mondo. Solo così eviterete di corromperla in burocratica professione. Lasciate che Cristo sia tutto per voi: da questa sera la vostra vita non ha più nessun senso fuori di Lui, di Lui che dona il suo Corpo ed effonde il Suo sangue. Ecco perché con il sacerdozio, l’Eucarestia per voi dovrà essere tutto: tutta la vostra esistenza sia sempre abitata dal Mistero eucaristico.

4.     Carissimi Devid e Stefano, con l’azione consacratoria dell’imposizione delle mani non siete più del mondo ma di Cristo e della Chiesa, restando nel mondo. A fare che cosa? La risposta semplice e impegnativa è questa: a portare Dio agli uomini. Certamente potete farlo soltanto se voi stessi vivete con Dio e vivete di Dio. Se in una vita sacerdotale si perde questa centralità di Dio, si svuota passo passo anche lo zelo e lo slancio della missione. Nell’eccesso delle cose mondane viene meno il centro che da’ senso al tutto e lo riconduce all’unità. Viene meno il fondamento della vita sacerdotale. Il nostro mondo ha bisogno di poggiare su Dio nel modo più concreto e radicale possibile. Stando con Cristo, Voi siete la luce del mondo, voi siete il sale della terra. Chi vi incontra, può e deve incontrare la luce di Cristo, la sua sapienza, il suo senso pieno di vita. Siete ordinati sacerdoti per annunciare Cristo Risorto, speranza del mondo, diventandone sempre più testimoni convinti e coerenti. Una missione e un mandato ricchi di contenuto necessario e indispensabile oggi per dare un’anima di speranza a questa nostra società smarrita e insipiente. Curerete particolarmente l’omelia di ogni Messa che celebrerete, spiegando con fedeltà la Parola di Dio e applicandola alla vita dei presenti. Promuoverete ogni forma di catechesi, di formazione e di educazione permanente formando le coscienze, curando la confessione e la direzione spirituale particolarmente dei bambini, dei ragazzi, e dei giovani: opera di educazione e di formazione oggi più che mai indispensabile e necessaria.

5.     Carissimi Devid e Stefano, dovendo svolgere la vostra missione nel mondo, è bene che vi avvisi che farete spesso qualche brutto incontro. Mi riferisco all’incontro con il demonio che, con l’imposizione delle mani, ora avete il potere e il dovere di combattere e scacciare. Satana esiste e lavora alacremente come divisore, omicida, mentitore nella nostra società moderna. Questa vostra ordinazione sacerdotale richiama voi e noi tutti ad essere testimoni gioiosi e coerenti di Cristo Risorto, speranza del mondo, lottando contro Satana e contro il male e soffrendo e morendo a noi stessi, mediante le armi della preghiera e della carità. Quello che vi aspetta non saranno quindi tutte rose e fiori, ma anche prove, sofferenze, croci e delusioni. Fate tesoro di quello che scrisse san Paolo: “Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,26). L’Ordinazione presbiterale vi abilita ad agire in “persona Christi”, ad essere conformati e configurati a Lui, che è Risorto, ma anche ha vissuto i quaranta giorni di preghiera, di digiuno e ha atteso Satana nel giorno fissato della passione e della croce, vincendolo con la risurrezione e schiacciandolo assieme alla morte e al peccato.

6.     Carissimi Devid e Stefano, a conclusione di queste mie riflessioni, consentitemi di pregare per voi con l’aiuto di un testo bellissimo che il beato Paolo VI lesse in occasione di un’ordinazione sacerdotale: «Vieni Spirito Santo e dà a questi ministri, dispensatori dei Misteri di Dio, un cuore nuovo […] sempre giovane e lieto. Vieni Spirito Santo, e dà a questi ministri, discepoli e apostoli di Cristo Signore un cuore puro allenato ad amare Lui solo che è Dio con Te e con il Padre, con la pienezza, con la gioia, con la profondità che Egli solo sa infondere […] Un cuore puro come quello di un fanciullo capace di entusiasmarsi e trepidare. Vieni, o Spirito Santo, e dà a questi ministri del Popolo di Dio un cuore grande, aperto alla Tua silenziosa e potente Parola ispiratrice, e chiuso ad ogni meschina ambizione, alieno da ogni miserabile competizione umana e tutto pervaso dal senso della Santa Chiesa; un cuore grande e avido d’eguagliarsi a quello del Signore Gesù e teso a contenere dentro di sé le proporzioni della Chiesa, le dimensioni del mondo; grande e forte da amare tutti, a tutti servire, per tutti soffrire; grande e forte a sostenere ogni tentazione, ogni prova, ogni noia, ogni stanchezza, ogni delusione, ogni offesa; un cuore grande e forte, costante, quando occorre fino al sacrificio, solo beato di palpitare con il cuore di Cristo e di compiere umilmente, fedelmente, virilmente la divina volontà». Carissimi Devid e Stefano, la Chiesa che è in Trieste vi accoglie nel collegio dei presbiteri. Vi accoglie con le sue speranze e le sue attese. Vi accoglie con la memoria di tanti sacerdoti che hanno seminato il Vangelo nella semplicità e nella grandezza umile delle Beatitudini. Siate degni di questa Chiesa. Che la Vergine Santissima sia il grembo che custodisce per sempre il vostro ministero che vi auguro lieto, appassionato e coraggioso.