Messaggio per l’Avvento 2014

DIOCESI DI TRIESTE

GIAMPAOLO CREPALDI
Arcivescovo – Vescovo di Trieste

MESSAGGIO PER L’AVVENTO

IL VOLTO DI MARIA

In preparazione
alla peregrinatio Mariae

 

Ai presbiteri, ai diaconi, ai religiosi e alle religiose, ai laici consacrati, ai fratelli e alle sorelle della Chiesa che è in Trieste, “grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo” (Fil 1,2).

Avvento e peregrinatio Mariae

1. Sono lieto di annunciare che, a partire dal mese di gennaio, prenderà avvio nella nostra Chiesa diocesana la peregrinatio Mariae, il pellegrinaggio della Madonna. Con questa iniziativa, spirituale e pastorale, sarà la Madonna – Madre di Dio e Madre della Chiesa – ad accompagnare la nostra Diocesi nella celebrazione dell’ultimo anno di Sinodo, il Sinodo della fede. Quando Maria si mise in viaggio verso la casa di Elisabetta, come missionaria del Verbo di Dio, al suo saluto esultò il grembo dell’anziana cugina che tutti conoscevano sterile: “In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta” (Lc 1,39-40). Come varcò la soglia della casa di Zaccaria e di Elisabetta, con la peregrinatio Maria varcherà la soglia delle nostre comunità parrocchiali e delle nostre famiglie, portando a tutti un messaggio di fede, di speranza e di carità. Maria si farà pellegrina per le strade di Trieste per farci esultare nella fede, per aiutarci a non rassegnarci ad una vita cristiana sterile, per darci quella interiore e consolante sicurezza che Dio continua a fecondare i nostri progetti con la sua Parola. Maria attraverserà le nostre strade, visiterà le nostre contrade, abiterà le nostre case, condividendo speranze e angosce, gioie e timori.

2. La peregrinatio Mariae inizierà a gennaio con una solenne celebrazione nel Santuario di Santa Maria Maggiore e terminerà a giugno presso il Santuario di Monte Grisa. Giungerà in ogni comunità parrocchiale la copia della Madonna delle Grazie che si venera nell’altare a destra entrando a Santa Maria Maggiore. Essa verrà circondata dal dovuto onore che sono chiamati a prestare i gruppi mariani, sarà pregata fervorosamente con la preghiera del santo Rosario; tutto il popolo dovrà sentirsi coinvolto quando giungerà in parrocchia a consolare gli afflitti, a dare speranza a chi l’ha persa, a consegnare Gesù e il suo Vangelo ad ogni persona che invoca liberazione e salvezza. Grazie a questa peregrinatio, sarà Maria a convincere il cuore di tutti, in particolare degli indifferenti e dei giovani, che è bello essere cristiani e che è bello dedicare la propria esistenza al servizio di Dio e dei fratelli… e che non c’è gioia più grande di questa.

Impronta mariana dell’Avvento

3. Per prepararci adeguatamente alla peregrinatio Mariae, ho ritenuto di dedicare il tradizionale messaggio dell’Avvento proprio alla figura della Madonna. Quale compagna di viaggio nel tempo liturgico dell’Avvento, la Chiesa ci propone, infatti e in modo particolare, la figura di Maria. L’Esortazione Apostolica del beato Paolo VI Marialis Cultus attesta che “i fedeli, che vivono con la liturgia lo spirito dell’Avvento, considerando l’ineffabile amore con cui la Vergine Maria attese il Figlio, sono invitati ad assumerla come modello e a prepararsi per andare incontro al Salvatore che viene vigilanti nella preghiera, esultanti nella fede”[1]. Lo stesso documento evidenzia “come la Liturgia dell’Avvento, congiungendo l’attesa messianica e quella del glorioso ritorno di Cristo con l’ammirata memoria della Madre, presenti un felice equilibrio cultuale, che può essere assunto quale norma per impedire ogni tendenza a distaccare – come è accaduto talora in alcune forme di pietà popolare – il culto della Vergine dal suo necessario punto di riferimento, che è Cristo”[2]. In questo modo – continua la Marialis Cultus – “nel tempo di Avvento, la Liturgia, oltre che in occasione della solennità dell’8 dicembre – celebrazione congiunta della Concezione immacolata di Maria, della preparazione radicale (cfr Is 11,1.10) alla venuta del Salvatore, e del felice esordio della Chiesa senza macchia e senza ruga –, ricorda frequentemente la beata Vergine soprattutto nelle ferie dal 17 al 24 dicembre e, segnatamente, nella domenica che precede il Natale, nella quale fa risuonare antiche voci profetiche sulla Vergine Maria e sul Messia e legge episodi evangelici relativi alla nascita imminente del Cristo e del suo Precursore”[3].

4. Il tempo liturgico dell’Avvento è caratterizzato da una forte e marcata impronta mariana. Maria Santissima – la Vergine visitata dal Signore e ricolmata di Spirito Santo – è veramente il volto che la liturgia dell’Avvento ci pone davanti. Anzi, possiamo affermare che è proprio Maria a dare un volto all’Avvento. “La liturgia dell’Avvento la fa perciò entrare in scena senza quasi nominarla; ma come potrebbe ignorarla, dal momento che essa è così indissolubilmente legata al mistero dell’incarnazione? Tutto infatti – dice S. Bernardo – cominciò da quel sì che la vergine di Nazareth (città del fiore) rispose all’angelo. Tutto cominciò… e tutto ricomincia ancora. Ogni tempo liturgico porta in sé veramente una nuova grazia per coloro che lo vivono così come la Chiesa lo propone, quale sacramento di salvezza che mette la vita in contatto con i misteri del Signore celebrati”[4].

Il volto dell’Immacolata e della Piena di Grazia

5. In questo impegno dedicato alla scoperta del volto della Madonna nel tempo dell’Avvento, la prima sosta che dobbiamo fare è quella di contemplare il mistero santo della sua Immacolata Concezione. La Vergine Santissima è l’Immacolata perché è la Piena di Grazia fin dal primo istante della sua esistenza, quando fu concepita dai suoi genitori, i santi Gioacchino ed Anna. Tutti noi, quando abbiamo cominciato ad esistere nel grembo delle nostre madri eravamo privi della Grazia di Dio. Questo dono ci è stato dato con il sacramento del Battesimo. Vi è un’unica eccezione: l’Immacolata. Maria doveva essere la Piena di Grazia, fin dal suo concepimento, perché doveva diventare la Madre di Dio. La Madonna ha ricevuto questa grazia, la prima e la più grande, in vista dei meriti di Gesù in Croce. Anche Lei è stata redenta da Gesù, ma nel modo più perfetto: non è stata liberata dal peccato originale, ma ne è stata preservata. Il peccato non l’ha nemmeno sfiorata. Pertanto, l’Immacolata è la creatura perfetta, il capolavoro uscito dalle mani e dal cuore di Dio. In seguito al peccato di Adamo e di Eva, Dio disse al serpente tentatore: “Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gen 3, 15).

6. Il Vangelo di Luca (Lc 1, 26-38) che viene proclamato nella solennità dell’Immacolata l’8 dicembre, ci descrive l’evento dell’Annunciazione. Dentro la cornice di quel singolare incontro con l’Angelo, Maria Immacolata si manifesta come Colei che si pone totalmente al servizio del Signore. Soltanto Lei, infatti, che era Piena di Grazia, poteva rispondere con un incondizionato alla volontà di Dio: “…avvenga per me secondo la tua parola” (v. 38). Maria è dunque Donna che serve Dio, perché accoglie la Parola e dà un corpo alla Parola, Parola che è Cristo Gesù. Anche noi, come cristiani, dobbiamo costantemente porci al servizio di Dio, come Maria, accogliendo Gesù e, nello stesso tempo, generando Gesù. Giovanni Kyriotes, detto Geometra, un antico Padre della Chiesa bizantina della prima metà del X secolo, devotissimo della Vergine nonché poeta e autore di splendide opere di carattere mariano, lasciò questa bella riflessione: “Considera il comportamento della Vergine e quanta perfezione di mente e di spirito possedesse in un corpo così giovane… Dopo l’annuncio della venuta e dell’inabitazione, cioè della venuta dello Spirito e della inabitazione del Figlio, accondiscende e crede che davvero nulla è impossibile a Dio. Non per questo però si gonfia e si esalta, ma piuttosto si umilia e si prostra a terra; e non solo si chiama serva, ma – com’è naturale – si dice pronta a servire: e poiché il servizio proposto è superiore a lei, più che accoglierlo promette di assolverlo”[5].

Il volto della nuova Eva

7. In questa ottica tutta protesa alla scoperta del volto di Maria nel tempo liturgico dell’Avvento, ci sono di grande aiuto alcuni Prefazi delle celebrazioni eucaristiche. Essi “rivestono grande importanza perché in essi si condensano i temi essenziali del tempo liturgico e forniscono i motivi per il rendimento di grazie”[6]. A titolo di esempio, se ci fermiamo a considerare il Prefazio II ci accorgeremo facilmente che esso è tutto proteso ad illustrare la gioiosa attesa dell’incarnazione del Verbo eterno del Padre, il Messia atteso. Il Prefazio, infatti, vede il Messia al centro dell’annuncio dei Profeti, della preparazione nella Vergine–Madre e della proclamazione del Battista in una coinvolgente progressione che culmina con la nascita dell’Emmanuele, il Dio con noi. Queste le bellissime parole del Prefazio:

“Egli (Gesù) fu annunciato da tutti i profeti,
la Vergine l’attese e lo portò in grembo
con ineffabile amore,
Giovanni proclamò la sua venuta
e lo indicò presente nel mondo”.

8. Anche il Prefazio II/A ha una spiccata intonazione mariana. Maria è presentata come nuova Eva e Figlia di Sion. Vergine feconda e madre universale della vita, Maria è sorgente di benedizione per tutta l’umanità:

“Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo
per il mistero della Vergine Madre.
Dall’antico avversario venne la rovina,
dal grembo verginale della figlia di Sion
è germinato colui che ci nutre con il pane degli Angeli
ed è scaturita per tutto il genere umano
la salvezza e la pace.
La grazia che Eva ci tolse ci è ridonata in Maria.
In lei, madre di tutti gli uomini,
la maternità, redenta dal peccato e dalla morte,
si apre al dono della vita nuova.
Dove abbondò la colpa,
sovrabbonda la tua misericordia
in Cristo nostro Salvatore”.

Il volto della Figlia di Sion, della donna del Fiat e della carità

9. Ad aiutarci ulteriormente in questa nostra scoperta del volto di Maria, sono particolarmente utili i tre formulari delle messe mariane proposti per il tempo dell’Avvento.

9.1 Il primo formulario ci presenta la Maria Vergine, quale figlia eletta della stirpe di Israele, Figlia di Sion. La liturgia dell’Avvento celebra il progetto di salvezza messo in atto da Dio con sollecitudine misericordiosa verso l’umanità. Un progetto che si disegnò lungo i secoli con la chiamata dei Patriarchi e con l’alleanza di amore che Dio strinse con loro; con il dono della legge data a Mosè sul monte Sinai; con gli annunci dei Profeti; con l’elezione di Davide, dalla cui stirpe sarebbe nato il Salvatore del mondo. Se ben comprese, tutte queste azioni di Dio – documentate nei libri dell’Antico Testamento – costituiscono un sostanziale preannunzio dell’avvento del Cristo e mettono chiaramente in luce la figura di una donna, la madre del Redentore, cioè della beata Vergine Maria che la Chiesa proclama con gioia Figlia di Sion. Lei, infatti, è figlia di Adamo per nascita; è discendente di Abramo per fede; è pianta della radice di Jesse, da cui spuntò il fiore, Gesù Cristo nostro Signore. Di tutto questo, tanto solenne per il valore storico quanto toccante per gli elementi salvifici che evoca, il Concilio Vaticano II traccia un bilancio mirabile con queste parole: Maria “primeggia tra quegli umili e quei poveri del Signore che con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza. E infine con lei, la figlia di Sion per eccellenza, dopo la lunga attesa della promessa, si compiono i tempi e si instaura la nuova economia, quando il Figlio di Dio assunse da lei la natura umana per liberare l’uomo dal peccato coi misteri della sua carne”[7].

9.2 Il secondo formulario riguarda Maria Vergine nell’Annunciazione del Signore. Con l’Annunciazione, la Chiesa ci introduce in quel prezioso momento nel quale il Verbo eterno di Dio è stato concepito, come uomo, nel grembo della Vergine Maria. Veniamo così introdotti alla contemplazione dell’avvenimento centrale della storia umana; “…quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge” (Gal 4,4). L’Incarnazione stessa costituisce questa pienezza del tempo, cioè il cuore del progetto di amore e di misericordia di Dio. Tutto fu creato in vista di questo momento.

Se, per un momento andiamo con la mente a Nazareth ricostruendo la scena dell’annunciazione dell’Angelo a Maria, possiamo contemplare qualcosa di singolare: l’incontro tra due , quello di Dio che raggiunge Maria nel silenzioso nascondimento della sua casa e quello di Maria. Con insuperata acutezza teologica, Sant’Ireneo, nel suo libro Contro le Eresie ci spiega il valore prezioso del sì di Maria: “Come Eva, dunque disobbedendo divenne causa di morte per sé e per tutto il genere umano, così Maria… obbedendo divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano. Infatti, ciò che è stato legato non può essere slegato se non si ripercorrono in senso inverso le pieghe del nodo… Così dunque il nodo della disobbedienza di Eva trovò soluzione grazie all’obbedienza di Maria. Ciò che Eva aveva legato per la sua incredulità, Maria l’ha sciolto per la sua fede”[8].

Eva e Maria: due modi di essere donna, due destini opposti dell’umanità intera, un destino di morte e un destino di vita. Possiamo dire che in quello sperduto e insignificante villaggio della Galilea denominato Nazareth, Maria, con il suo , ha riportato la creazione alla sua verità e giustizia originarie; il mondo è stato ricreato e il tempo ha avuto un nuovo inizio. Perché? Perché nel di Maria è risuonato forte e potente il di Dio, il misericordioso e pieno di amore del Figlio di Dio, di Gesù fattosi uomo nel grembo verginale della Vergine santa.

9.3 Il terzo formulario che vi presento è quello della visitazione della beata Vergine Maria alla cugina Elisabetta. Il fatto è ben conosciuto. Maria, scelta per essere la Madre del Signore Gesù, viene a sapere dall’angelo Gabriele che anche Elisabetta – che tutti dicevano sterile – è invece ormai prossima alla maternità. Cosa fa Maria? Lei che si era proclamata la “serva del Signore” corre dalla cugina per diventare la sua serva. Il testo del Vangelo di Luca che racconta l’incontro tra Maria ed Elisabetta è uno dei più suggestivi di tutto il Nuovo Testamento. Al saluto di Maria esulta il bambino nel grembo di Elisabetta. Lei, piena di Spirito Santo, riconosce nella giovane parente la madre del Signore e la proclama benedetta fra tutte le donne perché ha creduto alla parola del Signore. Esplode in un canto di lode e di ringraziamento la Vergine Maria: canta e magnifica il Signore, esulta in Dio consolatore, perché ha posato il suo sguardo di amore sulla sua povertà.

In Maria che corre a visitare la cugina Elisabetta ci viene offerto un vero modello di evangelizzazione e di missione. Maria ci insegna come si opera la salvezza nei cuori, come si illuminano le menti, come si canta la gloria del Signore, come si proclamano le sue grandi opere, come si diviene profeti dell’Altissimo. Con lo Spirito Santo nel cuore e con Gesù nel suo seno verginale, Maria entra nella casa di Zaccaria e riversa sulla cugina Elisabetta tutto lo Spirito Santo e la grazia del Figlio che portava nel suo grembo. In Maria che corre a visitare la cugina Elisabetta ci viene offerto anche un esempio di amore verso il prossimo. Dio si svela e si fa conoscere dove l’amore trova le sue migliori manifestazioni. Lo stesso Gesù afferma solennemente che quello che facciamo nel suo nome ai nostri fratelli più bisognosi egli lo ritiene e lo premia come se fosse fatto a Lui stesso (Cf. Mt 25,31-46).

Il volto della Madre

10. Leggendo i libri del Nuovo Testamento ci accorgiamo facilmente che non ci offrono molte informazioni sulla Madonna, anche se, quello che ci raccontano è estremamente ricco di significato. Quello che ci comunicano, infatti, vede la Madonna presente ai tre eventi principali della storia della salvezza e dell’esperienza cristiana, che noi celebriamo con le più grandi solennità dell’anno liturgico: Natale, Pasqua, Pentecoste. Tutte queste presenze di Maria sono rivelative di un suo volto specialissimo, quello di Madre.

10.1 Maria è Madre a Natale: “…quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge” (Gal 4,4). Quella donna è Maria, La Madre che l’evangelista Matteo descrive in atteggiamento di adorazione silenziosa e contemplativa davanti al suo Figlio, che è “Emmanuele, che significa Dio con noi” (Mt 1,23). Il Vangelo di Luca ci dice anche che “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). Meditava la povertà della stalla, la visita dei pastori mandati da un angelo, il canto delle schiere celesti degli angeli e, forse, anche la presenza del bue e dell’asino che, per gli Ebrei, simboleggiavano rispettivamente il popolo di Israele e i popoli pagani. Meditava soprattutto il mistero del suo figlio, Dio fatto uomo. E quindi viveva consapevolmente la sua divina maternità. Quel bambino piccolo, debole e bisognoso di tutto era il suo Dio ed era suo figlio!

10.2 Maria è Madre a Pasqua, in cui si ha il compimento della salvezza nella persona del Salvatore. La Madonna stava presso la croce di Gesù (Cf. Gv 19,25). Presso quella croce, si è unita al sacrificio del suo Figlio con indicibile strazio del suo cuore materno. Perdeva il Figlio, amatissimo e adorato, per amore dei peccatori, per la loro salvezza. Per questo venne costituita madre spirituale di tutti gli uomini, cooperatrice nella loro rinascita alla vita della grazia. “Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!” (Gv 19,26). Nella Pasqua la maternità divina verso Cristo si prolunga nella maternità universale verso tutti gli uomini.

10.3 Maria è Madre a Pentecoste, in cui si attua la comunicazione della salvezza, mediante il dono dello Spirito Santo. Il racconto degli Atti degli Apostoli richiama i racconti dell’Annunciazione e della Visitazione, nell’intendo di guidare il lettore a stabilire una illuminante connessione tra la Vergine Maria e la Chiesa: come allora Maria, così ora la Chiesa riceve la potenza dello Spirito, che scende dall’alto sopra di lei, perché possa anch’essa annunziare le grandi opere di Dio (Cf. At 1,8; 2,4.11). Così in unione con Maria tutta la Chiesa diventa madre che coopera a rigenerare gli uomini come figli di Dio e quindi a generare la presenza stessa di Cristo nel mondo. La maternità di Maria sostiene la maternità della Chiesa e si esprime attraverso la fecondità della Chiesa. La Santa Vergine, «con la sua nuova maternità nello Spirito, abbraccia tutti e ciascuno nella Chiesa; abbraccia anche tutti e ciascuno mediante la Chiesa»[9].

11. Ecco, cari fratelli e sorelle, chi è la Madonna: è la Madre. A Natale è Madre di Cristo vero Dio e vero uomo; a Pasqua è madre spirituale dell’umanità redenta; a Pentecoste è Madre sostenendo la maternità della Chiesa come una partecipazione e manifestazione della propria maternità. Pensando a quelle che sono le intenzionalità profonde del nostro Sinodo diocesano sulla fede, non possiamo non porci pertanto qualche salutare interrogativo. In che misura la nostra Chiesa partecipa alla maternità di Maria? In che misura genera nuovi cristiani e la presenza di Cristo nel mondo? Le nostre comunità ecclesiali e le nostre famiglie sanno educare alla fede? Sono capaci di evangelizzare le nuove generazioni e i non credenti adulti? Offrono una solida iniziazione cristiana?

Conclusione

12. Cari fratelli e sorelle, ho voluto presentare la Vergine Maria alla luce della spiritualità del tempo di Avvento, perché la nostra Chiesa, che sta vivendo l’ultimo anno del Sinodo sulla fede, impari dalla Vergine di Nazaret ad accogliere e vivere intensamente il dono della fede. La peregrinatio Mariae dovrà essere per le nostre comunità parrocchiali, per le nostre famiglie, per le mamme e i papà, per i bambini, per i nonni e le nonne, per i ragazzi, i giovani e gli anziani, per il mondo della sofferenza e per il mondo del lavoro, un’occasione preziosa per essere fedeli discepoli del Signore Gesù e del suo Vangelo e per interrogarci su come stiamo rispondendo alla nostra identità cristiana a Trieste in cui siamo chiamati ad essere lievito di novità evangelica e lievito della civiltà dell’amore dove Cristo possa essere accolto come la risposta ad un’umanità bisognosa di amicizia, di verità e di solidale giustizia. Tocca a tutti cogliere questa opportunità di grazia e, imitando lo stile della Vergine benedetta, spalancare le porte a Cristo, Salvatore e Redentore di tutto l’uomo e di ogni uomo. Sia ancora Maria a dire anche a noi oggi, come disse a Cana: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5) e così “…i suoi discepoli credettero in Lui” (Gv 2,11).

Trieste, 30 novembre 2014
[1] Paolo VI, Marialis cultus, n. 4.
[2] Ivi.
[3] Ivi, n. 3.
[4] Anna Maria Canopi, Ecco la tua madre. Maria nella scrittura e nella vita della Chiesa, 1992, pp. 89-90.
[5] Discorso sull’Annunciazione, in Testi mariani del primo millennio, 1989, p. 970.
[6] Stefano Russo, Nuovo dizionario di mariologia, 1996, p. 178.
[7] Concilio Vaticano II, Lumen gentium, n. 55 .
[8] Contro le Eresie, III, 22,4, Milano 1981, pp.289-290.
[9] Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, n. 47.