60° anniversario della morte di Mons. Marcello Labor

DIOCESI DI TRIESTE

Santa Messa per il 60° anniversario della morte di Mons. Marcello Labor

+ Giampaolo Crepaldi

27 settembre 2014, Sant’Antonio Nuovo

 

Carissimi fratelli e sorelle,

1.           Sono particolarmente lieto di celebrare questa santa Eucaristia in occasione del 60° anniversario dalla morte di Mons. Marcello Labor, un insigne e santo sacerdote che onorò, con la sua esemplare vita cristiana e sacerdotale, la Chiesa e il clero di Trieste. Desidero ringraziare in modo particolare Mons. Vittorio Cian che, con dedizione commovente e instancabile, continua a tenere viva la memoria di Mons. Marcello Labor. Con Lui ringrazio quanti si sono associati a lui in questa meritevole impresa. Tenere viva la memoria di un sacerdote esemplare come fu Mons. Marcello Labor è, infatti, esercizio di una preziosa diaconia verso la nostra Chiesa tergestina, chiamata a custodire con orgoglio l’eredità santa del suo passato per poter meglio affrontare il presente e il futuro. E’ anche la tradizione, viva e vivente, della santità dei propri membri che mantiene in vita le chiese, consentendo di percorrere le strade della salvezza cristiana nella fede, nella speranza e nella carità. Mons. Marcello Labor ha lasciato alla Diocesi di Trieste un’imponente eredità di illuminato educatore di preti, di pastore instancabile di anime, di testimone esemplare della santità di Dio, secondo quelle esigenze alte e nobili, che seppe esprimere durante un periodo difficile in una sua preghiera sulla fede: “Quale fede vuoi dunque da me? Tu mi rispondi nel tuo divino misterioso silenzio: la fede in Gesù che può tutto; la fede in Gesù che tutto vuole donare; la fede in Gesù che vuole tutti salvi per l’eternità”. Marcello Labor – che fu medico, marito esemplare e padre affettuoso e poi, nella parte finale della sua vita, sacerdote, rettore del Seminario diocesano e parroco della Cattedrale di San Giusto – ebbe una vita tutta dedita al Signore.

2.           Cari fratelli e sorelle, Mons. Marcello Labor fu, in primo luogo, un prete per i preti, un instancabile formatore di preti. Eglirichiamava i futuri sacerdoti al cuore, mostrando il cuore sacerdotale di Cristo e il cuore materno di Maria. Una lezione questa, valida ancora oggi, in cui si avverte la necessità che i sacerdoti testimonino l’infinita misericordia di Dio con una vita tutta conquistata dal Cristo, ed apprendano questo fin dagli anni della loro preparazione nei seminari. Per Mons. Marcello Labor, che fu rettore del Seminario prima a Capodistria e poi a Trieste, le fondamenta poste nella formazione seminaristica costituivano quell’insostituibile humus spirituale nel quale imparare Cristo, lasciandosi progressivamente configurare a Lui, unico Sommo Sacerdote e Buon Pastore. Egli considerava il tempo del seminario come l’attualizzazione del momento in cui Gesù, dopo aver chiamato gli apostoli e prima di mandarli a predicare, chiede loro di stare con Lui. Quante volte esortò i seminaristi a donarsi a Gesù, per entrare nell’immensità del suo grande Cuore, che contiene il Cuore della sua Santa Madre e di tutti i santi! Quante volte li esortò a perdersi in questo abisso di amore, di carità, di misericordia, di umiltà, di purezza, di pazienza, di sottomissione e di santità!

3.           Cari fratelli e sorelle,Mons. Marcello Labor, come parroco di San Giusto, fu anche un instancabile pastore d’anime. Come pastore della comunità parrocchiale chiamava le sue pecore una per una (cf Gv 10,3-4), suscitando la conoscenza e la relazione di amicizia con tutte le persone e tutte le famiglie. In questo rapporto appariva sempre molto chiaro che le anime appartengono a Cristo. In questo suo ministero Mons. Labor era pane spezzato come Cristo; apparteneva a tutti ed era disponibile in tutto quanto riguarda l’evangelizzazione della comunità. Pastore della comunità, Mons. Labor esisteva e viveva per essa: per essa pregava, studiava, lavorava e si sacrificava, per essa era disposto a dare la vita, amandola come Cristo, riversando su di essa tutto il suo amore e la sua stima. Con la sua straordinaria guida, la parrocchia si concretizzava nel cammino della contemplazione della Parola (comunità, quale scuola di preghiera), nel cammino della perfezione (comunità, quale scuola di santità), nel cammino di missione (comunità, quale scuola di missionarietà). Si tratta di un percorso pastorale assai attuale anche per l’oggi della nostra Chiesa diocesana chiamata a rinnovare il suo impegno di evangelizzazione attraverso la costruzione di comunità parrocchiali quali scuole di preghiera, di santità di missionarietà.

4.           Carissimi fratelli e sorelle, quale era il motore che mosse tutta la vita di Mons. Marcello Labor? Sono certo di non sbagliare se rispondo a questa domanda, affermando che il motore della sua vita sacerdotale e della sua santità fu l’Eucaristia. L’Eucaristia fu la sorgente da dove scaturiva la sua carità pastorale ed era anche la garanzia dell’unità di vita. Nel sacramento e sacrificio eucaristico, Mons. Labor imparò che, il principio interiore, la virtù che anima e guida la vita spirituale del presbitero in quanto configurato a Cristo Capo e Pastore è la carità, partecipazione della stessa carità pastorale di Gesù Cristo. Nell’Eucaristia, Mons. Labor imparò a vivere e ad essere un dono per i propri fratelli e a diventare e a farsi ostia in sintonia con gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù. In questa devota commemorazione per il 60° anniversario della morte di Mons. Marcello Labor vogliamo ringraziare il Signore per averlo donato alla Chiesa di Trieste e lo invochiamo ad essere degni della importante eredità di fede e di servizio sacerdotale che ci ha lasciato. Alla Vergine Maria, Regina Apostolorum, affidiamo i nostri sacerdoti e tutti i fedeli della nostra Diocesi, chiedendo di accompagnarli verso le strade della santità come fece per Mons. Marcello Labor.