Solennità del Corpus Domini

DIOCESI DI TRIESTE

SOLENNITÀ DEL CORPUS DOMINI

+ Giampaolo Crepaldi

OMELIA PER LA SANTA MESSA

Parrocchia San Giacomo – 22 giugno 2014

 

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!

1.     La Chiesa celebra oggi solennemente il santissimo Corpo e Sangue di nostro Signore Gesù Cristo. E noi siamo qui riuniti attorno all’altare del sacrificio eucaristico desiderosi di incontrare Gesù, morto e risorto, realmente presente nell’Eucaristia, per approfondire la nostra fede, per rafforzare la nostra speranza, per riaccendere la nostra carità. L’Eucaristia, infatti, è “fonte e culmine di tutta la vita cristiana” (LG, 11) e, allo stesso tempo, “fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione” (PO, 5). L’Eucaristia, infatti, non è una cosa, una reliquia, un oggetto, l’Eucaristia è una Persona, è Lui, Gesù Cristo, morto ma risorto, veramente e realmente presente sotto il velo dei segni sacramentali del pane e del vino. L’Eucaristia è quindi Gesù stesso che si dona a noi uomini. E’ il dono supremo in cui si esprime in maniera sublime l’amore di Gesù Cristo per l’umanità. E’ il più bel regalo che Dio ci ha fatto. Solo la sapienza infinita di Dio era in grado di escogitare una tale forma, semplice e allo stesso tempo piena di mistero, per manifestare il suo amore per noi.

2.     Cari fratelli e sorelle, tra poco si avvierà la processione eucaristica fino al colle di San Giusto. Noi porteremo Cristo sulle strade della nostra città, per affidare alla sua bontà le nostre case, le nostre famiglie, la nostra vita quotidiana. Le nostre strade saranno così le strade di Gesù! Le nostre case saranno case per lui e con lui! Le nostre famiglie saranno la sua famiglia. La nostra vita sarà penetrata dalla sua presenza. Davanti ai suoi occhi misericordiosi metteremo le sofferenze degli ammalati, la solitudine dei giovani e degli anziani, le preoccupazioni di coloro che sono senza lavoro, le nostre tentazioni, le nostre paure, tutta la nostra vita. La processione del Corpus Domini deve essere una pubblica benedizione per questa nostra città di Trieste. Fà, o Signore, che il raggio della tua benedizione si estenda su tutti noi!

 

OMELIA AL TERMINE DELLA PROCESSIONE EUCARISTICA

San Giusto – 22 giugno 2014

 

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!

1.     Giunge qui, al Colle di San Giusto, la nostra processione del Corpus Domini, quasi a suggellare l’intenso evento di comunione che abbiamo sperimentato tra Gesù e ognuno di noi, evento in cui ha trovato commossa espressione la nostra gratitudine e il nostro amore per Lui. Nella sua ultima cena con i discepoli, la più intensa e la più drammatica, Gesù istituì l’eucaristia, quale memoriale della sua perenne presenza tra i suoi discepoli. “Questo è il mio corpo che è per voi”, disse. Il pane donato, il pane che sazia il cuore dell’uomo è il Corpo del Signore, donatoci in cibo. “Questo è il calice del mio sangue versato”, disse. La bevanda che spegne la nostra sete è il Sangue del Signore, donatoci come nostra bevanda. Quel memorabile racconto evangelico si realizza ogni volta che noi partecipiamo alla santa Messa, alla santa eucaristia. Il gesto narrato nel Vangelo continua anche oggi. La celebrazione dell’Eucarestia è inseparabilmente la memoria del sacrificio di Cristo e il banchetto in cui comunichiamo al santo mistero del Corpo e Sangue del Signore. Cibandoci di Lui, sotto la specie del pane e del vino, cresce la nostra unione al Cristo. Mentre nella nutrizione materiale, è il cibo che viene trasformato nel nostro organismo, nella nutrizione eucaristica siamo noi ad essere trasformati nel cibo che mangiamo, cioè in Cristo Signore. Questa intima e profonda trasformazione della nostra persona, può avvenire solo se coltiviamo una vera intimità con Gesù, presente nell’Eucaristia. Veramente non ci è dato su questa terra di vivere un incontro più profondo e intenso con Lui.

2.     Carissimi fratelli e sorelle, giunti alla fine della nostra processione vogliamo tutti insieme ringraziare il Signore per aver donato alla Chiesa di Trieste quattro nuovi sacerdoti che sono stati ordinati proprio ieri qui nella nostra Cattedrale. Sono don Andrea, don Francesco, don Karol, don Wladek. Ricordiamo i loro nomi per ricordare a tutti noi la feconda relazione che corre tra il sacerdozio e l’eucaristia.Tutti possono annunciare il vangelo, ma solo i sacerdoti possono trasformare del pane in corpo di Cristo; tutti possono insegnare i misteri della fede, ma solo i sacerdoti possono dire questo è il mio sangue; tutti sono chiamati alla santità, ma solo a chi sono state imposte le mani è chiesto qualcosa di più radicale, perché i sacerdoti sono chiamati ad agire in persona Christi per diventare essi stessi l’offerta gradita al Padre.“Se l’eucaristia è centro e vertice della vita della Chiesa, parimenti lo è del ministero sacerdotale”, scrisse san Giovanni Paolo II nella sua enciclica Ecclesia de Eucharistia. E continuava con queste altre parole: “Per questo, con animo grato a Gesù Cristo Signore nostro ribadisco che l’eucaristia è la principale e centrale ragion d’essere del Sacramento del sacerdozio, nato effettivamente nel momento dell’istituzione dell’eucaristia e insieme con essa” (n. 31). Vogliamo allora, fratelli e sorelle in Cristo, accompagnare con la nostra fervorosa preghiera i primi passi di questi quattro sacerdoti novelli affinché il loro sacerdozio sia conforme, sempre e in tutto, alle esigenze del cuore del Signore Gesù.

3.     Carissimi fratelli e sorelle, Gesù ha istituito l’Eucaristia per renderci capaci di amare come Lui. Poiché non siamo delle cose, ma siamo persone, l’unione all’offerta di Gesù significa una vera purificazione e trasformazione della nostra libertà, che ci porta a vivere non più per noi stessi ma per Colui che è morto per noi; a non appartenere a noi stessi, ma a Colui che si è donato per noi. Questo appartenere a Lui non ci allontana da chi vive nel bisogno materiale e spirituale. Anzi ce lo rende fratello e sorella, un fratello e una sorella da amare. E’ in questa ottica che doverosamente dobbiamo domandarci: quale è l’apporto più importante, più grande che la nostra Chiesa può offrire alla nostra città di Trieste? Non meravigliativi per la risposta che sto per dare a questa domanda: sono profondamente convinto che il contributo più grande e più vero che possiamo dare alla nostra città, ai suoi abitanti, al suo integrale sviluppo, sia proprio l’Eucarestia. Perché? Perché, cari fratelli e sorelle, è nella e a causa dell’Eucarestia che il mondo è salvo. Senza di essa il mondo intero ed in esso la nostra città sarebbero già crollati. Niente è più necessario ad essa di quanto stiamo facendo ora, poiché niente è più necessario alla nostra città che la presenza in essa del sacrificio di Cristo, che la possibilità data agli uomini e alle donne che vivono in essa, di partecipare al Corpo di Cristo e costruire così un’autentica comunione fraterna. Siamo giunti fin qui in questo Colle, per dire alla nostra città che ciò di cui ha bisogno, ci ascolti o non, è la presenza di Cristo eucaristico. Una presenza che non può essere chiusa nel tempio, ma che attraverso noi suoi discepoli diventa costruttiva di una vera comunità, di una comunità che nella giustizia e nella solidarietà si apre a chi è povero; una comunità capace di coltivare la vita, tutta e sempre; una comunità che ha fiducia nelle sue famiglie e le protegge da insensati bombardamenti; una comunità che educa i suoi figli, bambini e giovani, senza irretirne lo sviluppo con illogici programmi formativi che rischiano di comprometterne la sana e naturale crescita; una comunità civile dedita a difendere il lavoro e la voglia di impresa tanto necessarie per il suo sviluppo presente e futuro; una comunità ben governata da persone esemplari e dedite al bene comune; una comunità per un umanesimo integrale e solidale.

4.     Carissimi fratelli e sorelle, non mi resta che ringraziare per la vostra presenza e concludere con lo stesso invito che S. Ambrogio rivolgeva ai suoi fedeli: “Accostatevi a Lui e saziatevi: Egli è pane. Accostatevi a Lui e bevete: Egli è sorgente. Accostatevi a Lui e rischiaratevi: Egli è luce. Accostatevi a Lui e diventate liberi: dove c’è lo spirito del Signore, là c’è la libertà. Accostatevi a Lui e liberatevi dai lacci: Egli è perdono dei peccati. Vi domandate chi Egli sia? Ascolta quello che dice Egli stesso: Io sono il pane della vita. Chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”[1]. Così sia!

 

 

[1] Sant’Ambrogio, Commento al salmo 118/2, Biblioteca Ambrosiana Milano e Città Nuova Editrice 1987, pagg. 268-269.