Martinez

La santità dono dello Spirito: Salvatore Martinez alla Cattedra di San Giusto

«Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro celeste» (Mt 5, 43-48). Partecipare alla perfezione di Dio significa partecipare alla sua santità, esserne ricolmi. Lo Spirito Santo può tutto e può anche compiere questo miracolo meraviglioso per il quale siamo venuti al mondo.

Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito, invitato mercoledì 12 marzo all’ultima Cattedra di San Giusto per la Quaresima, ha letteralmente riversato su di noi una pioggia vivificante di luce e passione. Intorno al tema “La santità dono dello Spirito”, ha intessuto con cuore ardente un interminabile arazzo di richiami, citazioni, rimandi e suggestioni, tutti nel segno della vocazione prima e ultima dell’anima: santificarsi seguendo il soffio dello Spirito. Il coro e l’orchestra del Servizio regionale della Musica e del Canto del Rinnovamento nello Spirito hanno incorniciato con il medesimo ardore il suo discorso-invocazione, tutto slancio e impeto.

La santità è la vera grande rivoluzione personale e sociale — ci ha suggerito nel saluto iniziale il nostro Vescovo –, il solo punto d’appoggio — ricercato vanamente dagli uomini in scienze da uomini —, per sollevare il mondo verso il cielo.

Martinez ha scelto il pulpito per parlarci. Lo Spirito è dinamismo inarrestabile, stare seduti quando lo si ascolta e lo si accoglie è impossibile. Il suo discorso non è stato un discorso qualunque, una trattazione dotta o una disquisizione teologica. Come un mare mosso da un vento impetuoso, le sue parole erano ondate continue  che si succedevano con un ritmo travolgente, per frangersi con forza sulle sponde del nostro cuore. Appena una lambiva l’anima, un’altra e un’altra ancora la seguivano.

La nuova evangelizzazione infatti è dinamismo, energia, gioia gloriosa; più ostacoli incontra più cresce e si alimenta. Non è un dinamismo qualunque, in nulla assimilabile all’attivismo febbrile dell’homo faber. È il dinamismo di Gesù, che non si ferma davanti a nulla, neanche davanti ai gorghi del supplizio e della morte. È il Cristo che, a distanza di due millenni, con il dono del suo Spirito consegnato a noi attraverso gli apostoli, continua a contagiarci e bruciarci dentro. Il suo respiro alita sempre su di noi e ci ridona continuamente la vita, illuminandoci la strada, la nostra strada, l’unica per cui Dio ci ha voluti e ci ha chiamati all’essere: farci missionari risvegliando nel mondo discepoli e salvando anime.

La santità, come ogni giorno ci insegna papa Francesco, è di tutti. Non è un privilegio dei grandi e degli eletti. Noi tutti infatti siamo geneticamente santi, concepiti con questo DNA che spinge con forza il nostro sangue e tutte le nostre linfe vitali a compiere il  disegno iscritto in questo codice sacro.

«Il Signore è lo Spirito e dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore» (2 Cor 3, 17-18). Questa è la gloriosa opera dello Spirito di Gesù in noi: conformare il nostro volto all’immagine di Cristo. La nostra fisionomia, lungo il cammino terreno, spesso viene sfigurata dallo spirito del mondo che sovrappone al nostro volto di luce un volto di tenebra. Come un artista modella la creta, così lo Spirito modella il nostro volto sul volto di Cristo, cancellando le imperfezioni e soffiando via le impurità. Un’opera costante, che prende i giorni, le notti, l’intera vasta distesa del nostro tempo terreno. Niente di noi rimane fuori. Non vi è un tempo perché ciò avvenga, perché ogni tempo, anche il più ordinario, viene afferrato e trascinato dall’impeto dello Spirito e condotto alla meta. Niente di straordinario e di eroico, il miracolo è qui, adesso, in ogni ora, dove mi trovo, con le piccole e povere cose che sono chiamato a fare.

È Gesù che mi rende capace di questo, liberando il mio cuore da tutti i detriti e restituendo al mio volto la sua fisionomia originaria che è santa. «Non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2, 20). E se Cristo ci abita, tutto in noi diventa evangelico, dalle parole ai pensieri, dai sentimenti alle opere, poiché lo Spirito ci ha rigenerati e ci rigenera ogni giorno con nuove vesti di luce. Il nostro impegno concreto è questo, e non perché sia un semplice dovere come gli altri, ma perché si tratta del nostro codice genetico. Non possiamo fare diversamente e se lo facciamo siamo infelici, perdutamente infelici.

La crisi di cui tanto si discute – economica, politica, sociale, morale – ha una sola radice: la crisi spirituale, la chiusura dei cuori al soffio dello Spirito. Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e ora papa Francesco hanno detto parole grandi agli uomini smarriti che hanno vissuto il passaggio nel terzo millennio. Parole di santità, la vera santità cristiana che è preghiera, amore, dedizione continua ai fratelli e alle sorelle. Lo Spirito ci rende capaci di ogni cosa, ci consola, ci dona l’intelligenza delle Scritture e ci rivela, al di là della nostra intelligenza e del nostro sapere, le profondità di Dio. La persona, la famiglia, i figli, la vita della Chiesa, dei religiosi e di tutti i fedeli laici, siano aperti a questo soffio che potrà rinnovare la faccia del pianeta.

Il razionalismo dominante e la perdita del senso della vita – del suo vivente miracolo, della sua originaria santità e bellezza – sono uno dei sintomi più gravi della nostra decadenza. Siamo come i discepoli di Emmaus, che non riconoscono più il volto del Signore

Il saluto conclusivo di Martinez ci ha voluto lasciare una “preziosa” ricetta: l’antidoto al male oscuro che divora i cuori lontani da Dio. Cercare la Verità nell’abbandono al soffio dello Spirito e lasciare che il suo fuoco ci invada, ci conquisti e ci renda santi. Una volta aperte le porte del cuore, Lui non ci darà tregua e in questo pungolo dolcissimo e costante troveremo gioia perfetta.

Alessandra Scarino