Don Bosco è qui | Trieste 30 novembre 2013

MESSAGGIO ALLA DIOCESI

 

ALLA SCUOLA DI SAN GIOVANNI BOSCO

+Giampaolo Crepaldi

 

 

Carissimi fratelli e sorelle,

1.           Il prossimo 30 di novembre giungerà nella nostra Diocesi, presso la chiesa dei Salesiani in via dell’Istria, l’urna con le reliquie di San Giovanni Bosco. Sarà per la nostra Chiesa una significativa e singolare occasione di grazia che il Signore ci offre per coltivare la ferma volontà di vivere la comune vocazione battesimale alla santità, per onorare e fare memoria di questo straordinario educatore della gioventù e per rinnovare il nostro impegno comune a farci educatori cristiani in tempi segnati da una grave emergenza educativa. San Giovanni Bosco fu un vero capolavoro della grazia di Dio. In lui la fede era vivissima. Era costantemente accompagnato dal pensiero della presenza di Dio; la sua Messa era celebrata con profonda devozione; senza limiti era la sua devozione verso la Vergine Santissima: «Noi siam figli di Maria», cantava con gioia e, a Maria SS.ma, dedicò le sue opere. Il Beato Giovanni Paolo II scrisse: «Mi piace considerare di don Bosco soprattutto il fatto che egli realizza la sua personale santità mediante l’impegno educativo vissuto con zelo e cuore apostolico, e che sa proporre, al tempo stesso, la santità quale meta concreta della sua pedagogia. Proprio un tale interscambio tra “educazione” e “santità” è l’aspetto caratteristico della sua figura: egli è un “educatore santo”, si ispira a un “modello santo” – Francesco di Sales -, è un discepolo di un “maestro spirituale santo” – Giuseppe Cafasso -, e sa formare tra i suoi giovani un “educando santo”: Domenico Savio» (Giovanni Paolo II, Lett. Iuvenum Patris, 31 gennaio 1988 n. 5).

2.           San Giovanni Bosco è stato un grande educatore della gioventù e tutta la sua opera educatrice fu sostenuta da un’dea formidabile: “L’educazione può cambiare la storia!”. A questo ha dedicato tutta la sua vita di sacerdote. Spinto da una fiducia illimitata nei giovani, scrisse: “Non ho mai conosciuto un giovane che non avesse in sé un punto accessibile al bene, facendo leva sul quale ho ottenuto molto di più di quanto desideravo”. Il segreto del suo sistema educativo è tutto qui: dare fiducia alle forze di bene presenti nella persona che l’educazione ha il compito di far crescere e maturare. Tutto il suo programma educativo era teso a formare “buoni cristiani e onesti cittadini” e si dispiegava lungo queste direttrici, che esigeva fossero presenti nell’azione educativa e negli educatori: competenza educativa; amore alla “vita profonda”; sguardo positivo su se stessi e sugli altri; “passione” per i giovani; vera prevenzione. Oggi la parola è entrata nella mentalità e nella prassi comune. “Meglio prevenire che curare” dice un noto slogan. In termini educativi significa evitare al giovane quelle esperienze negative che potrebbero compromettere seriamente la sua crescita, offrire gli strumenti per affrontare in forma autonoma la vita con tutte le sue difficoltà e contraddizioni, creare un ambiente in cui i valori che si intendono trasmettere siano vissuti e comunicati con l’esempio.

3.           La presenza dell’urna di San Giovanni Bosco nella nostra Diocesi ci offre l’occasione anche per riflettere sui tanti problemi che affliggono, al giorno d’oggi, l’opera educativa, problemi che investono le famiglie, la scuola, gli spazi di aggregazione dei giovani, i loro vissuti esistenziali… e tanto altro ancora. Una situazione difficile e inedita a cui la nostra Chiesa deve, con sapienza e fiducia, saper dare una sua risposta.  Quale risposta? Certamente non quella che deriva da chissà quali tecniche pedagogiche, ma quella della testimonianza delle grandi virtù cristiane: la fede, la speranza e la carità, vissute con intima convinzione e sapienza spirituale; quella che coltiva e propone i grandi valori umani e cristiani: dire ai giovani che sposarsi e fare famiglia è bello, invertendo quella tendenza martellante e insipiente che va verso lo smantellamento di questi valori, sia sul piano pratico che su quello teorico; insegnare ai giovani che una generosa apertura alla vita è l’esperienza più straordinaria della vita. Invece si propaganda l’anticoncezionale, cioè l’invenzione e la diffusione massiva e coercitiva di ciò che è letteralmente ‘contro il concepimento’, contro l’avvenimento della vita; dire ai giovani che la persona si realizza nelle relazioni comunitarie.  Invece, la nostra, è la società dei single: ognuno è un microcosmo indipendente, senza legami, autoreferenziale; è il culto della privacy, della riduzione al minimo dei rapporti umani, il mito dell’indipendenza assoluta; coltivare nei giovani l’apertura agli orizzonti trascendenti di senso, l’apertura a Dio che è l’autentica fonte del senso del vivere. Il futuro ha bisogno di giovani che si aprono al cielo e aprono il cielo sulla terra per illuminarla e riscaldarla.

Chiudo questo Messaggio con l’invito ai giovani a partecipare il prossimo 30 novembre alle ore 20 presso la chiesa dei Salesiani alla Santa Messa: tutti uniti attorno all’urna di San Giovanni Bosco, vivremo un momento di amicizia cristiana e di grazia. Tutti benedico.