Giornalisti

San Francesco di Sales Patrono dei Giornalisti

DIOCESI DI TRIESTE

San Francesco di Sales

INCONTRO CON I GIORNALISTI

+ Giampaolo Crepaldi

24 gennaio 2013

 

 

Cari amici giornalisti,

1.         Celebriamo oggi la memoria liturgica di San Francesco di Sales. Figlio primogenito, Francois nacque il 21 agosto 1567 in Savoia nel castello di Sales. Ricevette sin dalla più tenera età un’accurata educazione, coronata dagli studi universitari di giurisprudenza a Parigi e a Padova.

Già ai tempi della sua frequentazione accademica erano iniziati ad emergere i suoi interessi teologici, culminati poi nelle scoperta della vocazione sacerdotale. Nel 1593 ricevette l’ordinazione presbiterale ed il 21 dicembre celebrò la sua prima Messa. Fu sacerdote zelante ed instancabile lavoratore nella vigna del Signore. Per far pervenire a tutti il Vangelo del Signore, si diede alla pubblicazione di fogli volanti, che egli stesso faceva scivolare sotto gli usci delle case o affiggeva ai muri, meritando si nel 1923, per questa originale attività pubblicitaria, il titolo di patrono dei giornalisti e di quanti diffondono la verità cristiana servendosi dei mezzi di comunicazione sociale.

Spinto da un enorme desiderio di salvaguardare l’ortodossia cristiana, mentre imperversava la Riforma calvinista, San Francesco di Sales chiese al vescovo di Ginevra di essere destinato a quella città, simbolo supremo del calvinismo per la difficile missione di predicatore cattolico. I successi ottenuti in termini pastorali gli meritarono la nomina a vescovo coadiutore di Ginevra già nel 1599, a trentadue anni di età. Dopo altri tre anni divenne vescovo a pieno titolo e si spese per l’introduzione nella sua diocesi delle riforme promulgate dal Concilio di Trento. Morì a Lione il 28 dicembre 1622, venne dichiarato santo nel 1665 e successivamente proclamato dottore della Chiesa nel 1877, nonché patrono dei giornalisti cattolici nel 1923.

2.         Nel giorno del vostro Santo Patrono, consentitemi di fare una qualche riflessione sull’ambito dentro cui si inscrive il vostro non sempre facile lavoro. Consentitemi pertanto di proporvi qualche pensiero che, spero, non sia di circostanza, ma consenta un approccio cristiano alla realtà della comunicazione odierna. Partirei da un dato, che spesso diamo troppo per scontato. Siamo abituati a collegare immediatamente il giornalismo con l’informazione. Ma oggi è ancora così? Mi spiego, Il giornalismo produce informazione, l’informazione è fondamentale per il dialogo pubblico, il dialogo pubblico è essenziale per la democrazia ‘” quindi il giornalismo è essenziale per la democrazia. Di solito questo è il i ragionamento, sostenuto anche da fior fiore di filosofi, basti pensare ad Habermas. Da qui il grande potere del giornalismo in democrazia che, però, proprio per questo, ossia perché è un grande potere, qualche problema alla democrazia lo pone.

Questa contraddizione richiede oggi di rivedere alcuni luoghi comuni sul giornalismo. Nel dibattito politico si parla spesso di poteri forti. Ci si riferisce, di solito, alla finanza, all’industria, alle consorterie internazionali, ai grandi network della comunicazione televisiva. Qualcuno, polemicamente, dice che oggi anche una certa magistratura è un potere forte. Ma raramente si riflette sul fatto che anche la stampa è un potere forte, e spesso intrecciato con gli altri che ho elencato qui sopra. Anzi, la grande stampa spesso si propone come luogo ove si condannano i poteri forti, inducendo così a trascurare che essa stessa, non di rado, vi appartiene. E’ vero che i giornali tradizionali su carta sono in crisi ovunque, ma qui, per “stampa” , non intendo solo i giornali stampati, ma anche i nuovi strumenti della comunicazione on line.

3.         I giornalisti esercitano oggi un forte potere. Questo deriva, dal punto di vista culturale, dal fatto che oggi, diversamente dal passato, l’informazione è sempre anche formazione. Un tempo si distingueva, almeno teoricamente, tra informazione e formazione. Questa distinzione veniva espressa con una frase piuttosto ingenua: “i fatti separati dalle opinioni”. Il mito del cosiddetto giornalismo anglosassone si fondava su questa ingenuità. Ai tempi dei giornali ideologici e di partito si era soliti distinguere questi ultimi da quelli cosiddetti “indipendenti”, che però indipendenti non erano.

Oggi queste distinzioni non si possono più fare. Il motivo, paradossale, è che non esistono più i giornali ideologici e di partito, perché non esistono più le ideologie e i partiti come li avevamo conosciuti in passato. Attenzione, però, che questa scomparsa delle ideologie non ha per niente lasciato libero il campo ai soli giornali indipendenti per un giornalismo indipendente, ma ha trasformato questi stessi in giornali che formano informando. Formano non più applicando ai fatti raccontati una riflessione/valutazione ideologica, ma formano raccontando i fatti e, portando in pagina ciò che accade in strada, lo legittimano e lo impongono. In questo modo il sistema giornalistico è, nel complesso, conservatore: accerta ciò che accade nella strada e lo legittima. Dai giornali non si impara più niente, si apprende solo che “oggi si fa così” e che è giusto fare così. Che è una nuova, inedita, grande ideologia. Nella nostra società le cose che contano si impongono per prassi. Si tratta di atteggiamenti nuovi, di modi di vestire, di divertirsi, di usare una parola piuttosto che un’altra. Si possono fare convegni fin che si vuole sul matrimonio, ma se la moda – ripeto: la moda, quindi non qualcosa di consapevole e di approfondito, ma un atteggiamento mimetico – impone la convivenza la famiglia fondata sul matrimonio è già bell’e morta.

Ecco, i giornali non esercitano più nessuna voce critica rispetto a quanto accade in strada e, per questo, formano informando.

4.         Ne consegue che il sistema giornalistico tende ad esprimere un pensiero unico. Questo è apparentemente in contrasto con la grande pluralità dei mezzi informativi esistenti sul campo. Ma se io prendo i maggiori quotidiani italiani che, magari su questa o quella questioncina si azzuffano, sulle grandi questioni della vita umana sono tutti allineati, almeno nel non prendere posizione. Certo, c’è un sistema di informazione alternativo, che però non emerge perché è di fatto soffocato dal potere delle grandi concentrazioni. Anche i giornali applicano la regola dietro la quale spesso si nascondono i partiti: demandare le grandi questioni alla cosiddetta libertà di coscienza. E così se ne lavano le mani. Ma non prendere posizione sui grandi temi è un modo di prendere posizione che consiste nel confermare la linea verso cui soffia il vento.

I giornali cattolici sono talvolta attratti dal partecipare a questo grande coro. Temono di non essere al passo con i tempi e di essere accusati di, ideologia. Peccano così di timidezza e rifuggono le battaglie culturali. Eppure l’unico modo di farsi sentire da questo grande coro della megamacchina dell’informazione è fare qualche battaglia culturale.

Per poterlo fare, però, bisogna capire che davanti a noi non abbiamo solo un sistema informativo essenziale per la formazione dell’opinione pubblica nelle democrazie moderne eccetera eccetera … secondo i classici discorsi di circostanza, ma che abbiamo un potere e che questo potere promuove un sistema culturale non nella pretesa di formare ideologicamente le menti dei lettori, come avveniva un tempo, ma fotografando ciò che avviene, la prassi, e proponendola come vera e buona.

Tutto questo è evidente anche qui a Trieste. Ed è per questo che ho voluto che gli strumenti comunicativi della diocesi, prima di tutto il Settimanale Vita Nuova che ora si propone anche nella versione on line, siano strumenti di libertà comunicativa e informativa. Siano strumenti che non accettano quanto il coro dice a convalida di qualsiasi cosa accada in strada. Internet, che da un lato conosce nuove forme di concentrazione di potere informativo, dall’altro permette che siano i lettori ad andare in cerca delle notizie e non più le notizie ad andare in cerca dei lettori. Questo può rappresentare una qualche chance.

Cari amici, affidiamo a San Francesco di Sales, nostro patrono, tutto il mondo dei giornalisti affinché coltivi le strade della verità e del servizio.