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Solennità del Natale del Signore

DIOCESI DI TRIESTE

SANTO NATALE – MESSA DEL GIORNO

 

+ Giampaolo Crepaldi

Cattedrale di San Giusto, 25 dicembre 2012

 

Carissimi fratelli e sorelle,

1.           “Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Non c’è modo migliore di questa lapidaria frase, contenuta nel Prologo del Vangelo di Giovanni, per dare piena espressione alla verità del mistero che stiamo celebrando: il mistero del Dio fatto uomo, del suo natale tra di noi. Quasi tutte le verità contenute nel Credo cristiano, in una qualche forma, le troviamo presenti nelle tradizioni religiose diverse dal Cristianesimo, tranne questa: la verità, santa e liberante, del Dio che diventa uno di noi. Essa è tipica e caratteristica solo del cristianesimo e costituisce il nucleo centrale e originalissimo del suo Credo. Chiediamoci: Dio si può fare veramente uomo? Veramente Dio è diventato uomo? A queste domande è sempre necessario rispondere perché dalla risposta ad esse prende forma il nucleo centrale della nostra fede. Fin dall’inizio della storia della Chiesa, queste domande hanno alimentato accesi dibattiti. Un filosofo pagano del II secolo di nome Celso, in un suo famoso Discorso del 178, si faceva beffe dei cristiani per il fatto che credevano in un Dio fatto uomo. Per lui, dotto filosofo, era indegno di Dio diventare uomo.  Ma, nel III secolo è un prete alessandrino, Ario, che mette in discussione la divinità di Cristo. Per lui, Cristo non era Dio, ma era un uomo superiore: una via di mezzo tra Dio e l’uomo, in definitiva né Dio né uomo.

2.            Carissimi fratelli e sorelle, questi brevi fugaci richiami storici, sono utili a farci capire quanto il mistero dell’Incarnazione di Gesù Cristo sia mistero centrale del nostro credere. Non c’è fede cristiana senza il Natale del Signore, senza l’adesione piena e convinta alla suprema verità che Dio si fa uomo, si fa uno come noi, anzi si fa uno di noi. “Et Verbum caro factum est”: questa straordinaria professione di fede nell’Incarnazione di Gesù, nel suo natale tra noi, ci porta al cuore della nostra fede che è il mistero di Cristo, il Messia atteso per lunghi secoli e nato nella povertà di Betlemme. Con la sua nascita, ci ha recato il dono del suo amore e della sua salvezza. E continua anche oggi ad essere presente tra noi: nella Sacra Scrittura, nell’anno liturgico, nei santi, negli eventi della vita quotidiana, in tutta la creazione, che cambia aspetto a seconda che dietro di essa ci sia Lui o che sia offuscata dalla nebbia di un’incerta origine e di un incerto futuro. “A nostra volta, noi possiamo rivolgergli la parola, presentargli le sofferenze che ci affliggono, l’impazienza, le domande che ci sgorgano dal cuore. Siamo certi che ci ascolta sempre! E se Gesù è presente, non esiste più alcun tempo privo di senso e vuoto. Se Lui è presente, possiamo continuare a sperare anche quando gli altri non possono più assicurarci alcun sostegno, anche quando il presente diventa faticoso” (Benedetto XVI, Omelia Primi Vespri Avvento).

3.           Carissimi fratelli e sorelle, il Natale sollecita pertanto una convita ripresa della nostra fede, che ben corrisponde alle esigenze profonde dell’Anno della fede proposto a tutta la Chiesa dal nostro Santo Padre Benedetto XVI e del nostro Sinodo diocesano, il Sinodo della fede. Anche soffermandoci fugacemente a guardare un presepio, capiremo che il cristianesimo è la religione che riconosce in un volto umano concreto, quello di Gesù Bambino, il volto stesso di Dio e che intende operare la trasfigurazione di ogni volto umano perché diventi simile al volto di Cristo. Il volto di Gesù, che si mostra a Natale, è un volto filiale nei confronti di Dio, è un volto fraterno nei confronti degli altri, è un volto responsabile nei confronti del mondo. Diventare cristiani è un processo continuo a fare nostro il volto del Signore Gesù, coltivando una fiducia radicale in Dio, amando il prossimo come noi stessi, diventando responsabili del mondo in cui viviamo senza deificare la natura, ma anche senza rifiutare l’azione di trasformazione dell’uomo.

4.            Carissimi fratelli e sorelle, con il suo Natale il Signore Gesù ci ha aperto il suo cuore, donandoci il suo amore infinito; a Natale dobbiamo aprire il nostro cuore all’amore e alla solidarietà. Aprendo il nostro cuore, sapremo farci carico dei tanti poveri che vivono situazioni di marginalità relazionale ed economica, delle famiglie, dei fratelli e delle sorelle che devono far fronte a ogni genere di difficoltà per il perdurare di una crisi economico-finanziaria molto seria e grave. Un particolare attestato di solidale attenzione lo dobbiamo a quelli che vedono minacciato il posto di lavoro. Il lavoro è un diritto fondamentale ed è un bene di tutti che deve essere disponibile per tutti. Verso di essi deve andare l’impegno solidale della nostra Chiesa diocesana e di tutta la Città. Carità e solidarietà sono virtù indispensabili per tenere in salute la fisiologia del corpo sociale, mentre l’egoismo e il disinteresse individualistico sono gravi patologie sociali contrarie al messaggio di verità e amore del Natale. Un buon Natale lo voglio dire alle giovani famiglie che credono e coltivano con responsabilità il loro amore coniugale, aprendolo alla generazione della vita. Buon Natale anche ai bambini di Trieste che di Gesù Bambino sono i primi e i più fedeli interpreti. Buon Natale anche ai nostri giovani che invito a trovare nel Natale del Signore le ragioni profonde della speranza cristiana e umana. Buon Natale anche alle persone anziane che ringraziamo per quello che hanno dato e fatto per il bene di tutti.  Il Natale del Signore è un antidoto a ripiegamenti egoisti; è lo stimolo a fare della nostra esistenza uno slancio coraggioso e generoso verso un’umanità più vera. Solo così, con questa fede nel cuore, riusciremo anche a superare le sfide che abbiamo davanti.

A tutti buon Natale, nella grazia del Signore Gesù!