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Solennità di Tutti i Santi | Omelia

DIOCESI DI TRIESTE

SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI

+ Giampaolo Crepaldi

Cattedrale San Giusto, 1 novembre 2012

 

 

 

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,

1.            Con la solenne liturgia di Tutti i Santi la Chiesa ci invita a levare in alto lo sguardo fino a raggiungere il punto in cui si intravede la Gerusalemme celeste, dove “l’assemblea dei nostri fratelli glorifica in eterno il Tuo nome” (cf. Prefazio della Solennità). È l’invito pressante a entrare nel mistero di comunione profonda nel quale ci viene rivelata la nostra dignità di figli di Dio. Il Vangelo delle Beatitudini che è stato proclamato oggi – una delle pagine più rivelative la verità cristiana e anche tra le più coinvolgenti di tutto il Nuovo Testamento – è la vera carta di identità della santità cristiana! Quel beati, ripetuto per ben otto volte, è il programma di vita che Gesù propone ai suoi discepoli e alle folle che Lo seguono. Lui per primo lo ha assunto come suo programma di vita: è Gesù stesso il povero, il mite, il misericordioso, il portatore di pace… Il programma delle beatitudini non prevede situazioni impossibili, né è destinato a poche persone, ma ha varcato i secoli, trovando in ogni tempo cristiani che hanno realizzato la loro vita a partire da questa carta d’identità della santità cristiana. Una carta che assicura beatitudine e felicità. Certamente non è la felicità secondo il mondo il quale vuole farci credere che essa equivale al possedere sempre più cose, in una sorta di oblio della verità di noi stessi e di dimenticanza di Dio. Il Vangelo, invece, ci fa fissare lo sguardo su Colui che ha proclamato e vissuto per primo le beatitudini. Educati alla scuola della Sua Parola, vivificati dal Suo Spirito, inseriti in Lui con il Battesimo e la vita sacramentale c’è dato di vivere dello spirito delle beatitudini, che ci rende già ora cittadini del regno. La stessa ottica spirituale è presente nel testo dell’Apocalisse che la Chiesa ci fa leggere in questa Solennità: i cristiani – vincitori come il Cristo (le palme del v. 9 sono il segno di trionfo) attraverso la tribolazione e nel Suo sangue – sono coloro che hanno orientato tutta la loro vita verso Dio, presente nel tempo e nella storia, meta ultima e definitiva di ogni uomo. Ciò che hanno sperimentato nella loro vita diventa il loro canto dinanzi a Dio e all’Agnello: “La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all’Agnello”.

 

2.            Carissimi fratelli e sorelle, la Solennità di oggi vuole ricordarci pertanto che la santità è una caratteristica specifica della vita cristiana. Giovanni Paolo II parlava di essa come della “misura alta della vita cristiana”. Il Concilio Vaticano II – di cui ricordiamo in quest’Anno della fede il 50° anniversario della sua apertura – nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium affermava: “…tutti nella chiesa, sia che appartengano alla gerarchia sia che da essa siano diretti, sono chiamati alla santità” (n. 39), e ancora, secondo quanto già affermava Pio XI nel 1923: “Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità” (n.40). A questo riguardo consentitemi di proporre un brano che ho preso da un discorso di Pio XI che ci presenta la santità come il fedele e costante adempimento dei doveri legati al proprio stato di vita: “Anche le cose più comuni possono diventare straordinarie, quando siano compiute con la perfezione della virtù cristiana… Il quotidiano che torna sempre lo stesso, che ha sempre le stesse occupazioni, le stesse situazioni, le stesse difficoltà, le stesse tentazioni, le stesse debolezze, le stesse miserie, fu ben detto il ‘terribile quotidiano’. Quale forza si richiede anche solo per difendersi da questo terribile, schiacciante, monotono, asfissiante quotidiano! … Non nelle cose straordinarie consiste la santità, ma nelle cose comuni non comunemente adempiute(Discorsi I, 73-74, 759-760). E la storia della Chiesa, aperta all’opera della grazia, è ricca di uomini e donne che hanno fatto dell’ordinario lo straordinario della loro vita.

 

3.            Carissimi fratelli e sorelle, anche ognuno di noi è chiamato a farsi santo; è chiamato a lasciare che il Signore prenda possesso della sua vita. La santità che celebriamo – in verità – è quella di Dio, ma avvicinandoci a Lui ne veniamo come contagiati e permeati. Ognuno è chiamato a rispecchiare tutto ciò che di più bello e grande esiste nel suo cuore; a coltivare la nostalgia della santità, di ciò che siamo chiamati a diventare; a riappropriarsi dei santi, invocando da questi amici di Dio il segreto della loro felicità.  Pietro dona la sua fede rocciosa, Paolo la forza della fede, Giusto la dedizione totale fino al martirio, Francesco la perfetta letizia, Domenico l’anelito dell’annuncio missionario, Vincenzo e Teresa di Calcutta la cura per i poveri, Giovanni Bosco quella per i giovani, Teresa di Lisieux la semplicità dell’abbandono a Dio, … Così, insieme, noi quaggiù e loro che ora sono già davanti al Signore, cantiamo la bellezza di Dio in questo giorno che è nostalgia di ciò che potremmo diventare, se accettiamo di aprirci alla forza della sua presenza e della sua azione! La santità si fa in questo modo anche speranza e tensione al Regno di Dio e perciò diventa impegno generoso, capacità di distacco e di donazione umile e servizievole, che porta l’anima a quel rapporto profondo con Dio, che riempie il cuore di semplicità, di fiducia e di vera novità di vita.

 

4.            Carissimi, dal brano proclamato della lettera di Giovanni, apprendiamo che, per il Battesimo, già ora siamo realmente partecipi della vita divina, siamo Figli di Dio. La santità quindi non è solo una realtà che riguarda il futuro, ma è già un bene che possiamo godere nel presente. San Giovanni pone l’accento, infatti, su quello che Gesù Cristo ha già compiuto per noi e su quello che siamo diventati per mezzo di Lui. Preghiamo perciò perché il Signore, per intercessione dei Santi e di Maria Santissima, Regina dei santi, ci dia la coscienza della nostra vocazione alla santità e la grazia di realizzarla con costanza attraverso una vita piena di opere sante. Amen!