Rito delle Esequie | Nota

DIOCESI DI TRIESTE

CONSIGLIO PRESBITERALE

RITO DELLE ESEQUIE

NOTA

 

1.            La Diocesi di Trieste, cogliendo l’occasione offerta dalla pubblicazione della seconda edizione in italiano del Rito delle Esequie – Rito che entrerà in vigore obbligatoriamente il 2 novembre 2012 -, avverte il dovere pastorale di rivolgersi con la presente Nota ai fedeli cattolici per una necessaria opera informativa e formativa. La Nota risulterà particolarmente utile anche per le Imprese di Onoranze Funebri e per quanti operano in questo delicato ambito: vi troveranno alcune puntuali indicazioni circa le esequie cattoliche. Con questa Nota, infatti, si intende innanzitutto riproporre la forma tradizionale della celebrazione esequiale, scandita nelle sue diverse tappe, per poi – soprattutto in considerazione delle consuetudini vigenti in Diocesi –  esporre ciò che per la Chiesa è assolutamente irrinunciabile perché si possa parlare di Rito cattolico delle Esequie e a questo si possa assicurare la presenza di un ministro del Culto cattolico.

2.            Sul piano culturale e su quello etico-comportamentale, nella nostra Diocesi, risulta essere particolarmente accentuata la tendenza a privatizzare l’esperienza umana della morte e a occultare i segni della sepoltura e del lutto. Tutto questo spinge la Chiesa ad annunciare con maggior vigore il Vangelo della risurrezione  che offre un senso sia al vivere sia al morire. Con la Sua risurrezione, nucleo e centro della fede cristiana, Gesù Cristo ci ha assegnato un futuro da risorti: «Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede» (1Cor 15,14). Illuminati dal mistero della risurrezione del Signore Gesù, i cristiani affrontano la propria morte e quella dei loro cari non solo come una scomparsa e una perdita, ma come un passaggio da questo mondo al Padre celeste, verso il compimento definitivo e pieno, nell’attesa del giorno ultimo in cui tutti i morti risorgeranno (cf 1Cor 15,52). Pertanto, i riti delle esequie, animati dallo spirito cristiano di fede e di speranza, trovano una loro piena giustificazione se vengono compresi nell’ottica della Pasqua del Signore. Essi testimoniano la speranza della risurrezione e la vicinanza della comunità cristiana a chi è toccato dall’evento della morte. Con i riti delle esequie la Chiesa ha sempre inteso non solo raccomandare i defunti a Dio, ma anche rinvigorire la speranza dei suoi figli e testimoniare la sua fede che i battezzati risorgeranno con Cristo a vita nuova.

3.            In questa prospettiva teologica e spirituale, è opportuno richiamare alcuni punti dottrinali della fede cattolica, che vanno riproposti con assiduità pastorale nelle catechesi al popolo.

a) La Chiesa cattolica professa la sua fede nella risurrezione dei morti: “Con la morte, separazione dell’anima dal corpo, questo cade nella corruzione, mentre l’anima va incontro a Dio, pur restando in attesa di essere riunita al suo corpo glorificato. Dio nella sua onnipotenza restituirà definitivamente la vita incorrutibile ai corpi riunendoli alle anime, in forza della risurrezione di Cristo” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 997).

b) Anche dopo la morte, il corpo inanimato conserva una sua dignità, poiché, con il Battesimo, era divenuto Tempio dello Spirito Santo. Inoltre il rispetto e la pietà riservati al corpo di Gesù dopo la sua morte, hanno ispirato i cristiani a dare dignità ai corpi inanimati.

c) I cimiteri sono luoghi di culto e di pellegrinaggio, espressione positiva della memoria e del riconoscimento della dignità personale dei defunti, luoghi di annuncio della speranza cristiana nella risurrezione.

d) Come ogni azione liturgica, anche i riti delle esequie non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa, che è sacramento di unità, cioè popolo santo radunato e orientato sotto la guida dei vescovi” (Sacrosanctum Concilium, n.26).

4.            Il Rito delle Esequie è un cammino che valorizza tre luoghi particolarmente significativi:

–    la casa, luogo della vita e degli affetti familiari del defunto;

–    la chiesa parrocchiale, dove si è generati nella fede e nutriti dai sacramenti pasquali;

–    il cimitero, luogo del riposo nell’attesa della risurrezione.

Secondo la prassi vigente nella nostra Diocesi, è quasi impossibile poter vivere appieno questi momenti per come ci vengono proposti dal Rito delle esequie. In questo contesto, è opportuno, nel limite del possibile, attenersi a questi orientamenti. Il rito rinnovato prevede, come prima cosa, un incontro del parroco o di un sacerdote o di un diacono o di qualche laico preparato con la famiglia del defunto, appresa la notizia della morte. Questo incontro di comunione e di consolazione apre alla preghiera e diventa anche una possibile occasione per preparare assieme la liturgia esequiale. Naturalmente questo presuppone che la famiglia sia premurosa nell’informare la parrocchia.

5.            Tenendo in debito conto alcune esigenze locali, quelli che vengono proposti di seguito sono i tre momenti ineludibili e caratterizzanti il Rito cattolico delle esequie, che, per il bene spirituale delle persone, dovranno svolgersi nel rispetto delle seguenti modalità.

a)            Il luogo dove viene esposta la salma presso il cimitero può sostituire la casa del defunto. Si invita a lasciare la salma libera da fiori e a non mettere foto del defunto dal momento che è presente. Qui il sacerdote, o diacono, può fare la Preghiera alla chiusura della bara, se preventivamente preparata con i familiari, i quali, al momento opportuno, possono stendere sul volto del defunto un velo bianco, portato da casa, per significare che il suo volto terreno scompare alla vista umana per assumere il volto trasfigurato in Dio. Oppure il sacerdote, o il diacono, fa quanto previsto dal Rito delle esequie  “Nella casa del defunto”. Conclusa la preghiera, la bara viene chiusa. E’ bene che sopra vi sia soltanto la croce, l’evangeliario ed eventualmente una palma. Questo rito deve essere fatto anche per i defunti che poi sono destinati alla cremazione.

b)           Celebrazione delle esequie: si raccomanda vivamente che le esequie siano possibilmente celebrate nelle chiesa parrocchiale. In questo caso, dalla stanza della ‘levata’, il feretro viene portato nella chiesa parrocchiale o in quella del cimitero, dove si celebra la Santa Messa, alla quale fa seguito il Rito delle esequie. Qualora fosse stato disposto diversamente, il feretro viene portato direttamente in una delle cappelle del cimitero e qui si celebrano le esequie, mentre la Santa Messa verrà celebrata in parrocchia in data da concordare con i familiari. Così deve essere fatto anche per il defunto per il quale seguirà più tardi la cremazione. Su questa delicata materia si auspica un accordo tra la Diocesi e le Imprese di Onoranze Funebri che tenga in debito conto le rispettive esigenze.

c)            Processione al sepolcro e sepoltura: terminate le esequie – nella chiesa parrocchiale, nella chiesa del cimitero o in una cappella del cimitero – processionalmente si accompagna il defunto al luogo della tumulazione. Strada facendo si possono recitare o cantare i salmi e le antifone riportati nel Rito o le litanie dei santi. Qui, dopo la benedizione del sepolcro, è bene fare la Professione di fede e concludere con un’orazione e con l’invocazione “L’eterno riposo”. Anche per i casi di cremazione il Rito delle Esequie si ritiene concluso solo al momento della deposizione dell’urna nel cimitero.

6.               La Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti. La Chiesa permette la cremazione se tale scelta non mette in dubbio la fede nella risurrezione. Il fedele che abbia scelto la cremazione del proprio corpo, nello spirito sopra indicato, ha diritto alle esequie ecclesiastiche nei limiti previsti dalle leggi della Chiesa e dalle norme liturgiche. La celebrazione liturgica delle esequie deve precedere la cremazione e dovrà svolgersi secondo quanto indicato al n. 5 della presente Nota. Solo in caso eccezionale, dovuto a ragioni di natura pratica, i riti esequiali possono avere luogo a cremazione avvenuta. A questo riguardo, si dovrà verificare che la cremazione non sia stata motivata da intenzioni contrarie all’insegnamento cristiano. Comunque il Vescovo diocesano deve esprimere il suo giudizio, tenendo conto delle circostanze concrete di ciascun caso e, se crederà valida la motivazione, potrà permettere tutto il Rito delle Esequie, Santa Messa compresa, presente l’urna delle ceneri.

7.            La prassi di spargere le ceneri in natura, oppure di conservarle in luoghi diversi dal cimitero, come, ad esempio, nelle abitazioni private, solleva non poche perplessità e domande. La Chiesa ha molti motivi per essere contraria a simili scelte, che possono sottintendere concezioni panteistiche o naturalistiche. Soprattutto nel caso di spargimento delle ceneri si impedisce la possibilità di esprimere con riferimento a un luogo preciso il dolore personale e comunitario. La Chiesa, tuttavia, pur non approvando che le ceneri di un cristiano vengano disperse in natura o riposte in un luogo diverso dal campo santo, non nega le esequie ecclesiastiche, a meno che non si accerti che tale scelta è stata compiuta per ragioni contrarie alla fede cristiana.

Il 18 ottobre festa di san Luca evangelista, il Vescovo diocesano, dopo aver approvato la Nota, ha disposto che venga resa pubblica e illustrata con opportune catechesi al popolo.