Lettera del Vescovo al Direttore di Vita Nuova

in foto Stefano Fontana Direttore del settimanale cattolico Vita Nuova.

 

Egregio Direttore,

nei giorni scorsi la stampa locale ha riportato in modo tendenzioso alcune infondate critiche al settimanale diocesano Vita Nuova espresse da alcuni sacerdoti che, invece di parlarne con il loro Vescovo, hanno purtroppo preferito far rimbalzare le loro idee sul quotidiano locale, mantenendo l’anonimato.  Un comportamento gravissimo, che ha gettato uno schizzo di fango su tutto il nostro generosissimo e onoratissimo presbiterio. Di fronte a un tale fatto, come Vescovo ho avvertito il dovere, nell’incotro con i parroci del 31 maggio scorso, di chiedere loro scusa e perdono per l’offesa ricevuta, invitandoli a pregare per questi anonimi confratelli.

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Le critiche mosse a Vita Nuova sono sbagliate prima di tutto nel loro contenuto oggettivo. Quando lei ha assunto la direzione di Vita Nuova all’inizio della seconda metà del 2010, il settimanale diocesano era in gravissimo deficit di bilancio, con una linea redazionale lontana dalla dottrina della Chiesa cattolica e dalle esigenze di un corretto rapporto pastorale con il mondo. Circa il primo punto si è quindi provveduto ad impostare una politica di graduale risanamento economico, investendo di questa responsabilità un Consiglio di amministrazione appositamente costituito. Tale risanamento non può riscontarsi già nel bilancio 2010 descritto dagli organi di stampa. Infatti su quel bilancio gravavano ancora costi di gestione che successivamente sono stati eliminati, come il rilevante compenso di buona uscita conferito alla precedente direttrice, o ridotti mediante una razionalizzazione del lavoro. E’ scorretto e frutto di malafede rifarsi al dato di bilancio del 2010 come fa la stampa locale senza criteri di comparazione. Alla riduzione dei costi si è cercato di associare l’aumento delle entrate, soprattutto nel settore pubblicitario. So che altri progetti sono in cantiere per migliorare ulteriormente la situazione di bilancio di Vita Nuova e mi compiaccio del fatto che tanti collaboratori diano il loro rapporto a titolo di volontariato e che i dipendenti dimostrino il loro attaccamento a Vita Nuova tanto da aver permesso la totale eliminazione degli straordinari. Sono segni importanti che dicono che siamo sulla giusta strada.

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Sulla stampa locale abbiamo letto che il Vescovo avrebbe obbligato i parroci a vendite “coatte” – come è stato scritto – per sanare il deficit di bilancio di Vita Nuova. Così come è stata formulata, si tratta di una affermazione ridicola e contraria al buon senso. Come potrebbe la vendita di qualche copia in più sanare un bilancio che comporta un movimento in entrata e in uscita immensamente superiore? Mi sono dedicato a fare qualche calcolo ed ho potuto verificare che gli introiti ottenuti a fine anno con questo supplemento di vendite non basterebbero nemmeno a pagare uno stipendio di una nostra dipendente per un mese. Pensare poi che il Vescovo, il Direttore e un intero Consiglio di amministrazione possano ritenere di risolvere in questo modo i problemi di bilancio è addirittura offensivo, se non rivelasse la pochezza della critica. Ho fatto la proposta davanti ai parroci. La proposta è stata approvata ed io ne ho dato esecuzione. Perché l’ho fatta? Non solo per dare un piccolo contributo al risanamento finanziario, ma soprattutto perché Vita Nuova non è un settimanale qualunque, è il settimanale diocesano. E’ giusto, quindi, che esso sia inteso come proprio da tutte le membra del corpo ecclesiale di Trieste e prima di tutto dai parroci e dalle parrocchie. Le parrocchie non sono dei semplici sostituti delle edicole nella vendita di Vita Nuova, restituendo magari anche le copie giacenti per essere rimborsate come fanno appunto le edicole, ma assumono un impegno ed una responsabilità perché credono che la voce del Vescovo e di una sana cultura cattolica possano in questo modo diffondersi e fare del bene. Un tempo si parlava di “buona stampa” e della sua diffusione come un impegno pastorale molto serio. Perché non dovrebbe valere anche oggi?

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Ma la cosa che  soprattutto mi preme, Direttore, è la questione della “linea” di Vita Nuova, aspetto che dipende da lei in modo precipuo. Sulla stampa si è anche potuto leggere che il deficit di Vita Nuova sarebbe dovuto al fatto che essa segue una linea redazionale “di destra” e che questo avrebbe fatto perdere lettori. Informazione falsa, perché le vendite di Vita Nuova sono aumentate, molto prima del mio intervento presso i parroci. Anche qui si tratta prima di tutto di buon senso. Non posso permettere comunque che ideologie o interessi personali oscurino a tal punto la questione della linea. Se la nuova linea è di destra, talché costoro se ne lamentano, vuol dire che la linea precedente era di sinistra, dato che non se ne lamentavano. Come mai, allora, anche quella linea non permetteva a Vita Nuova di vivere senza i consistenti contributi della diocesi? La linea attuale di Vita Nuova non è né di destra, né di sinistra, né di centro per un motivo semplice e nello stesso tempo grande: è la linea del Vescovo e della Chiesa guidata dai legittimi pastori secondo la dottrina tradizionale. Non è la linea di un settimanale politicante, ma una linea che ha un liberante respiro ecclesiale e diocesano. Lei, Direttore, e i suoi collaboratori firmate i vostri articoli e ve ne assumete la responsabilità. Non li firmo io per voi. Ma della linea lei risponde a me e, in questo senso, posso dire che quella di Vita Nuova è la linea del Vescovo. Come deve essere, del resto, in ogni rapporto tra editore e direttore. E così siamo di nuovo tornati al semplice buon senso.

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Ho seguito con attenzione il rinnovamento graduale e continuo dei contenuti di Vita Nuova. Invito lei e tutti i collaboratori a proseguire su questa strada di un settimanale di idee, pienamente cattolico nella sua impostazione ed ispirazione, ricco di contenuti non solo informativi ma anche e soprattutto formativi. Vita Nuova è forse l’unico fatto veramente nuovo e significativo nel panorama comunicativo di Trieste e i progetti che abbiamo sul nostro settimanale lo dimostreranno ancora di più. Di questo la ringrazio, soprattutto per aver reso, attraverso Vita Nuova da lei diretta,  più pluralista e più laico il quadro culturale della città, spesso irretito da conformismo ideologico, dando, nello stesso tempo, una lezione di stile giornalistico rispettoso della verità e delle persone. E questo infastidisce … Lei prosegua nella strada intrapresa, perché il popolo della Chiesa di San Giusto, i nostri fedeli, le nostre famiglie chiedono un settimanale all’altezza della missione evangelizzatrice della Chiesa ed espressivo delle tante positive ricchezze della nostra comunità diocesana.

Egregio Direttore, il giornalismo che cucina le proprie informazioni con il fuoco di squallidi anonimati si giudica e si condanna da solo. Grazie a Dio, si tratta di episodi isolati, anche se dolorosi, che riguardano pochissimi giornalisti. Agli altri giornalisti della stampa locale di Trieste desidero invece dedicare un pensiero di stima e di solidarietà, per la loro seria e documentata professionalità, che rende un prezioso servizio allo sviluppo della città. Pur lavorando spesso in condizioni difficili, precarie e piene di incognite, con la loro competenza e dedizione si sforzano di garantire un futuro certo alla loro professione e all’azienda. Ce ne sono tanti, più di quanto potrebbe sembrare da articoli come quelli che abbiamo letto nei giorni scorsi a proposito di Vita Nuova.

Con il cordiale augurio di buon lavoro, colgo l’occasione per salutare Lei e i suoi collaboratori, partecipando la mia gratitudine e la mia benedizione.