Domenica di Pasqua nella Risurrezione del Signore

DIOCESI  DI  TRIESTE

RISURREZIONE DEL SIGNORE

 

+ Giampaolo Crepaldi

Arcivescovo-Vescovo

Cattedrale di San Giusto, 8 aprile 2012

 

“Il Signore è davvero risorto. Alleluia. A Lui gloria e potenza nei secoli eterni”. 

 

Carissimi fratelli e sorelle,

 1.                       La risurrezione di Cristo è il mistero centrale del cristianesimo, come ci ricorda l’apostolo san  Paolo: “…se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede” (1Cor 15,14). Come ebbe a dire il poeta francese C. Peguy “…la risurrezione di Cristo è il primo giorno del mondo”. Essa è l’evento definitivo dopo il quale non dobbiamo attenderci nulla di nuovo, ma solo il pieno compimento di quello che è già avvenuto. Anche a noi l’angelo ripete le parole piene di speranza che ha detto alle donne recatesi al sepolcro: “Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. E’ risorto, infatti, come aveva detto” (Mt 28,5). La Pasqua è la festa della speranza, la festa che ci conduce, pur nei problemi e nelle difficoltà che sperimentiamo ogni giorno, a guardare alla vita con rinnovata speranza. Il progetto violento del principe del male, che negli uomini ha trovato spesso solerti alleati, è stato sconfitto dal Signore Gesù: con Lui, attraverso di Lui e in Lui, l’amore ha vinto l’odio, il bene ha sconfitto il male, la compassione ha superato la cattiveria, la tenerezza l’ingiustizia, l’umiltà l’orgoglio, l’amicizia l’insensibilità. Se accolto con pronta disponibilità, il Signore risorto e vivente in eterno rigenererà e rinnoverà le nostre anime e le nostre vite.

 2.                       Carissimi, come canta l’Exultet della veglia pasquale celebrata nella notte appena trascorsa, la risurrezione di Gesù salva gli uomini dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo, li consacra all’amore del Padre, sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti; essa, ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo Creatore. Nella Pasqua di Gesù trova compimento – entro la storia di questo mondo – il più antico e più profondo desiderio dell’umanità: l’avvento dei cieli nuovi e della terra nuova. Nelle angosce e nelle tribolazioni del vivere, la Pasqua di Gesù resta un formidabile invito alla speranza, un rinnovato inno alla vita, perché il Signore Gesù è il Risorto, è il Vivente, è il Presente. Egli continua la sua opera pasquale insieme con la sua Chiesa, nonostante le miserie dei suoi figli e le incoerenze degli stessi cristiani, i quali, invece di testimoniare la bellezza e lo splendore di Cristo risorto, mostrano talvolta le piaghe sanguinanti del Crocifisso. Eppure, proprio perché, “Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre!” (Eb 13, 8), Egli resta Colui che, con la sua presenza efficace, conferma la parola dei suoi discepoli e li accompagna sulle vie del mondo (cf Mc 16,20). “Non temere!”, dice il Risorto, manifestandosi vivo alla Sua Chiesa di ieri e di oggi: “Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi” (Ap 1,17-18). In quanto è “Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!” (Ap 1,8), lo stesso Cristo risorto costituisce la garanzia ultima di realizzare nella città degli uomini “un cielo nuovo e una terra nuova” (Ap 21,1). Di questa speranza vive la Chiesa, Sposa di Cristo, che non cessa di invocare il suo Sposo con la preghiera antica e sempre attuale: “Maranà Tha”, “Vieni, Signore Gesù”(1Cor 16,22; Ap 22, 20).

3.            Carissimi, la Pasqua del Signore Gesù ci consente di dare una dimensione pasquale anche al nostro vivere sociale e civile. Sono tante le realtà che attendono la grazia rigenerante della Pasqua, la grazia rigenerante della speranza cristiana. Dalla pasqua cristiana parte un rinnovato amore e rispetto per la vita umana, oggi messa a repentaglio soprattutto nei momenti di maggiore fragilità, come l’inizio e la fine. Quale futuro può garantirsi una società che consente aborto, eutanasia, suicidio assistito, infanticidio e altro? Dalla pasqua cristiana parte un moto di affettuosa e fiduciosa attenzione per i giovani, che devono fare i conti con una stagione di incertezze, rese acute da una drammatica crisi culturale, sociale ed economica. Dalla pasqua cristiana parte un’attenzione cordiale verso la famiglia che, al giorno d’oggi, troppi, con ostentata insipienza, presentano come una cosa di altri tempi. Essa affonda le proprie radici nella natura stessa dell’umano. In essa si impara ad aver fiducia in se stessi e negli altri, a dare il nome giusto alle cose, a distinguere il bene e il male, a bilanciare doveri e diritti. Al valore della famiglia va associato il valore della domenica, giorno in cui ci si riposa dal lavoro, la famiglia si ritrova insieme e, se credente, partecipa alla santa messa. La domenica non può essere sacrificata sull’altare di un’efficienza e una produttività economiche assai improbabili. Senza domenica saremmo solo tutti più poveri di affetti, di relazioni, di umanità. Dalla pasqua cristiana arriva una forza di solidarietà che ci spinge verso il mondo del lavoro, il mondo di quelli che il lavoro non lo trovano e di quelli che il lavoro lo hanno perso, diventato improvvisamente protagonista di cronache disperate con i quotidiani suicidi di operai e imprenditori. Sono essi la drammatica prova di un progressivo e inesorabile sfilacciarsi della tenuta morale del nostro vivere civile e dell’esaurirsi di un modello di sviluppo che ha messo insipientemente tra parentesi la sacrosanta verità che lo sviluppo è vero solo quando è integrale e solidale. L’uscita dalla crisi economico-finanziaria, che continua ad affliggere tante persone e famiglie, non giungerà con l’applicazione di sofisticati accorgimenti tecnici di ingegneria economico-finanziaria, se non ci si convince dell’urgente necessità di ritessere il tessuto della coesione spirituale, morale e culturale della nostra società. Anche le più serie e avvedute razionalità economiche sostengono gli effetti positivi che provengono sul piano strettamente economico, da una forte coesione spirituale e morale del popolo e della nazione. Senza aver mai preso un nobel per l’economia, questa elementare verità la Chiesa la conosce da sempre e sapientemente e tenacemente continua a proporcela con la sua dottrina sociale.

4.            Carissimi, Cristo, nostra speranza, è risorto: in Lui trova compimento ogni nostro desiderio di vita piena, ogni attesa di pace, di giustizia e di verità. Fiduciosi nell’intercessione della Madonna, Madre nostra e Madre della Chiesa, chiediamo allo Spirito Santo, lo Spirito del Risorto, di infondere in noi l’entusiasmo pasquale, necessario per essere annunciatori di speranza sulle strade della vita.