Giovedì Santo | Messa vespertina in Cena Domini

DIOCESI DI TRIESTE

MESSA  VESPERTINA IN CENA DOMINI

 

+ Giampaolo Crepaldi

Arcivescovo-Vescovo

Cattedrale di San Giusto, 5 aprile 2012

 

Carissimi fratelli e sorelle,

1.            “Verbum caro, panem verum / Verbo carnem efficit… “. “La parola del Signore / pane e vino trasformò: / pane in carne, vino in sangue, / in memoria consacrò. / Non i sensi, ma la fede prova questa verità”. Questo ispirato inno poetico di san Tommaso d’Aquino compendia in maniera convincente e illuminante l’odierna Liturgia vespertina in Cena Domini, aiutandoci ad entrare nel cuore del mistero che celebriamo. Con la celebrazione di questa sera facciamo memoria dell’Ultima Cena, “nella quale – come ci ricorda Benedetto XVI – Gesù istituì il Memoriale della sua Pasqua, dando compimento al rito pasquale ebraico. Secondo la tradizione, ogni famiglia ebrea, radunata a mensa nella festa di Pasqua, mangia l’agnello arrostito, facendo memoria della liberazione degli Israeliti dalla schiavitù d’Egitto; così nel cenacolo, consapevole della sua morte imminente, Gesù, vero Agnello pasquale, offre sé stesso per la nostra salvezza (cf 1Cor 5,7). Pronunciando la benedizione sul pane e sul vino, Egli anticipa il sacrificio della croce e manifesta l’intenzione di perpetuare la sua presenza in mezzo ai discepoli: sotto le specie del pane e del vino, Egli si rende presente in modo reale col suo corpo donato e col suo sangue versato. Durante l’Ultima Cena, gli Apostoli vengono costituiti ministri di questo Sacramento di salvezza; ad essi Gesù lava i piedi (cfr Gv 13,1-25), invitandoli ad amarsi gli uni gli altri come Lui li ha amati, dando la vita per loro. Ripetendo questo gesto nella Liturgia, anche noi siamo chiamati a testimoniare fattivamente l’amore del nostro Redentore”.

2.            Carissimi, dobbiamo fare nostro, questa sera, l’invito di sant’Agostino: O Chiesa amatissima manduca vitam, bibe vitam: habebis vitam, et integra est vita!: mangia la vita, bevi la vita: avrai la vita ed essa resterà intatta! (Sermo CXXXI, I, 1). In quest’anno, particolarmente dedicato alla valorizzazione del sacramento dell’eucaristia in vista del prossimo Sinodo diocesano, siamo invitati a cogliere il rapporto, essenziale e vitale, tra la vita della nostra Chiesa di Trieste e l’eucaristia. A questo riguardo, è particolarmente significativo ciò che i vescovi italiani hanno scritto qualche anno fa: “Non si può essere Chiesa senza l’Eucaristia. Non si può mangiare il pane eucaristico senza fare comunione nella Chiesa. Queste affermazioni, che raccolgono l’esperienza viva e la tensione costante della comunità cristiana di ogni tempo, riconducono ad interrogarci, nell’oggi, sulla nostra fede, per verificare la reale portata di questo vincolo indissolubile tra Chiesa ed Eucaristia. Molti cristiani vivono senza Eucaristia, altri fanno l’Eucaristia ma non fanno Chiesa; altri ancora celebrano l’Eucaristia nella Chiesa, ma non vivono la coerenza dell’Eucaristia. Una autentica comunità ecclesiale, che voglia vivere la comunione, pone al suo centro l’Eucaristia e dall’Eucaristia assume forma, criterio e stile di vita: l’Eucaristia è la vita, ed è la scuola dei discepoli di Gesù. Nell’Eucaristia siamo ogni giorno convocati per seguire il Signore con donazione totale: per riconoscerlo nella parola e nel pane spezzato, per accoglierlo nel mistero della fede. Ogni Eucaristia è un rinnovato invito al discepolato, cioè a stare alla sua scuola, per vivere con lui e testimoniare la sua reale presenza tra noi”.

3.         Carissimi, il gesto di umiltà e di amore che viene compiuto da Gesù nel lavare i piedi dei discepoli riassume in qualche modo tutto il mistero della sua vita. Gesù afferma: “Vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi”. L’invito di Gesù non riguarda qualcosa di secondario, ma di fondamentale per la nostra vita di cristiani. Sappiamo bene che non siamo in grado di imitare Gesù in tutto: non la sua divinità, non la sua figliolanza divina, non la sua potenza miracolosa. Possiamo e dobbiamo imitare la sua capacità di amore e il suo stile di servizio.  Nel gesto della lavanda si realizza pienamente il mistero della kenosi del Verbo di Dio, dell’abbassamento di Dio fino a diventare servo, e poi fino alla morte di croce. Paolo spiega bene questo mistero nella Lettera ai Filippesi: “Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce”(2,6-8). Umiliarsi per servire gli altri. Il Signore ci ha dato l’esempio, cari fratelli, perché noi ci laviamo i piedi gli uni gli altri, come faranno in maniera simbolica alcuni di noi tra poco, obbedendo anche materialmente al gesto di Gesù. Ecco ciò che contraddistingue il nostro Dio, ecco ciò che deve contraddistinguere la vita dei discepoli: abbassarsi, servire, amare.

4.            Carissimi, in questa santa liturgia siamo anche invitati a pregare per i sacerdoti della nostra Diocesi che, proprio oggi, fanno memoria dell’istituzione del sacramento dell’Ordine. Infatti, nel suo racconto dell’istituzione dell’eucaristia, l’apostolo Paolo annota l’espressione di Gesù al termine delle parole sul pane e sul vino: Fate questo in memoria di me. Questo comando è rivolto agli apostoli, i quali vengono così investiti del compito di perpetuare il memoriale eucaristico fino alla fine dei tempi. La parola di Gesù – fate questo in memoria di me – rivela il rapporto intrinseco fra l’eucaristia e il sacramento dell’Ordine. Scrive Papa Benedetto XVI nell’esortazione apostolica Sacramentum caritatis: “Gesù, alla vigilia della sua morte, ha istituito l’Eucaristia e ha fondato allo stesso tempo il sacerdozio della nuova alleanza”. Tra l’Eucaristia e il Sacerdozio ministeriale vi è un rapporto intrinseco, essenziale e assolutamente singolare, così che la Chiesa Cattolica fa dell’ordinazione sacerdotale la condizione imprescindibile per la celebrazione valida dell’Eucaristia. Il sacrificio eucaristico ha bisogno assoluto del sacerdozio ministeriale. I Padri del Concilio Vaticano II scrissero: “I fedeli, in virtù del regale loro sacerdozio, concorrono all’oblazione dell’Eucaristia”, ma è il sacerdote ministeriale che “compie il sacrificio eucaristico in persona di Cristo e lo offre a Dio a nome di tutto il popolo” (LG 10). In questo giorno santo in cui Gesù ha istituito l’Eucaristia e ha fondato il sacerdozio ministeriale, invochiamo per i nostri preti l’intercessione e l’aiuto della Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, di san Giusto e del presbitero beato Francesco Bonifacio e di tutti i nostri santi e sante, perché siano sempre degni ministri dell’altare. Preghiamo anche perché i germi di vocazione che Dio semina nel cuore di tanti giovani giungano a piena maturazione e rechino frutti di santità nella Chiesa e nel mondo. Preghiamo infine per i nostri seminaristi, che hanno già ascoltato la voce del Signore, perché siano perseveranti nella loro risposta e così possano divenire un giorno ministri di Dio ad imitazione di Gesù buon pastore, per il bene della Chiesa e della società. Amen!

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Le foto della Celebrazione (flb)