La Diocesi in festa per il nuovo presbitero

DIOCESI DI TRIESTE
ORDINAZIONE PRESBITERALE DI
Don RUDY SABADIN

Omelia

+ Giampaolo Crepaldi
Arcivescovo-Vescovo

Cattedrale di San Giusto, 11 febbraio 2012

“O Padre, effondi la benedizione dello Spirito Santo e la potenza della grazia sacerdotale su questo tuo figlio…”

1. Come Vescovo della Chiesa di Trieste sono particolarmente lieto di accogliere nel suo «presbyterium» don Rudy Sabadin. Insieme al Vescovo emerito Mons. Eugenio Ravignani, ai presbiteri diocesani, ai fedeli tutti, ringrazio il Signore per il dono di questo nuovo Pastore del Popolo di Dio. Anche tu, carissimo don Rudy, ringrazia il Signore che, oggi, ti pone al centro dell’attenzione del Popolo di Dio, un popolo simbolicamente rappresentato dalla gente che riempie la Cattedrale di San Giusto. La riempie di preghiera e di canti, di affetto sincero e profondo, di commozione autentica, di gioia umana e spirituale. In questo Popolo di Dio, hanno un posto particolare i tuoi genitori e familiari, gli amici, i compagni, i superiori e gli educatori dei due Seminari diocesani, la tua comunità parrocchiale di origine e quella di San Pio X e di San Giacomo accompagnate dai loro parroci, Don Beniamino Bosello e Mons. Roberto Rosa a te molto cari, il Movimento di Comunione e Liberazione da cui provieni e la Fraternità di San Carlo che ti ha accompagnato nel cammino formativo per un lungo tratto di strada. Desidero ricordare anche le moltissime persone – umili e semplici, ma grandi davanti a Dio – la cui vicinanza, singolare e preziosa, si è fatta quotidiana preghiera in vista della tua ordinazione presbiterale. Tutta la Chiesa di Trieste rivolge al Padre celeste il suo grazie per questo evento memorabile e prega per te e ripone fiducia e speranza nel tuo futuro ministero. La Chiesa conta su di te! La Chiesa ha bisogno di te per realizzare la sua missione di aprire il cuore di ogni uomo all’incontro con Cristo, unico e universale salvatore del mondo, per ricevere da Lui la vita nuova ed eterna, la vera libertà e la gioia piena. Ti accompagneranno in questo evento di grazia i nostri martiri e santi, in modo particolare San Giusto, che scelse di morire piuttosto che rinunciare alla sua fede e il beato don Francesco Bonifacio, sacerdote tergestino, che, con la luce del suo martirio, squarciò le tenebre dell’odio e del fanatismo che, nel secolo scorso, avevano tragicamente avvolto queste terre.

2. Carissimi fratelli e sorelle, dobbiamo sentirci tutti chiamati ad entrare nell’evento di grazia che si sta realizzando con l’Ordinazione presbiterale di don Rudy, lasciandoci illuminare dalla Parola di Dio che è stata proclamata, Parola che ci sollecita a considerare e comprendere il sacerdozio cattolico secondo la logica delle relazioni di carità che sussistono tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo. Il brano del Vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato fa parte dei discorsi di addio che il Signore Gesù pronunciò prima della sua passione e morte in croce. Nel momento in cui ama fino alla fine (13,1), Gesù invita i suoi discepoli a innestarsi sullo stesso amore. La reciprocità, che è la legge dell’amore, è il fulcro: “Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi…”. “Come io ho amato voi, amatevi gli uni gli altri”. La restituzione e il contraccambio del dono, che caratterizzano ogni esperienza di amore, si rivolgono sempre verso un destinatario diverso da quello che è stato all’origine del dono. La risposta di Gesù all’amore del Padre è diretta verso i discepoli. Allo stesso modo la risposta dei discepoli all’amore di Gesù per loro si indirizza ai loro fratelli. Giovanni, in questo brano del suo Vangelo, ci parla di quell’amore intimo tra il Padre e il Figlio che trova la sua massima espressione nella croce (3,16), modello e riferimento che fondano la nuova comunità: “Noi dobbiamo amare, perché lui per primo ci ha amati…” (1Gv 4,19). In questo modo, da servi, i discepoli diventano amici. Gesù ha fatto loro condividere ciò che ha di più caro, la conoscenza del Padre (17,26) nella sua totalità (16,15). Grazie a Lui, essi sono come Lui, figli amati dal Padre (16,27).

3. Carissimo don Rudy, tra qualche momento, seguendo l’antica tradizione della Chiesa, ti sarà conferito il sacramento dell’Ordine sacro nel grado del Presbiterato attraverso l’imposizione delle mani e la preghiera. “L’imposizione delle mani si svolge in silenzio. La parola umana ammutolisce. L’anima si apre in silenzio per Dio, la cui mano s’allunga verso l’uomo, lo prende per sé e, al contempo, lo copre in modo da proteggerlo” (Benedetto XVI). In questo modo, diventerai totalmente proprietà di Dio, gli apparterrai del tutto e sarai inviato ad introdurre gli uomini all’incontro con Dio. Nel dialogo con cui avrà inizio il rito di ordinazione, la domanda più importante che ti farò è l’ultima. Ti chiederò: Rudy, “vuoi essere sempre più strettamente unito a Cristo sommo sacerdote?”. In forma di domanda ti ricorderò una verità “fondamentale” per tutte le stagioni della tua futura esistenza sacerdotale. La ragione profonda del tuo essere presbitero sarà Gesù! Gesù sommo sacerdote sarà alla fonte del tuo sacerdozio, al centro della tua vita, al culmine del tuo ministero. Giovanni Paolo II, nella Esortazione Apostolica Pastores Dabo Vobis scriveva: “Come Gesù ha una missione che gli viene direttamente da Dio… così gli apostoli hanno una missione che viene loro da Gesù. E come “il Figlio non può fare nulla da se stesso” (Gv 5,19)… così agli apostoli Gesù dice “senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5) (n. 14). Il sacerdote, se non è tutto di Gesù non è nessuno e non serve a nulla. Non è un’affermazione mia, ma dei Padri del Concilio Vaticano II, che nel Decreto Presbyterorum Ordinis hanno scritto che i presbiteri non devono mai dimenticare che “è il Signore ad aprire i cuori e che l’efficacia non proviene da essi, ma dalla potenza di Dio” (n. 13/b). Per questo, particolarmente noi sacerdoti e consacrati, dobbiamo chiederci spesso: per chi sono prete, per chi vivo, per chi opero? Domandandocelo ogni giorno per confermare la nostra unione con Cristo, eviteremo che la nostra vita sacerdotale scivoli verso la stoltezza e la superficialità spirituali, l’appiattimento morale sulle peregrine mode del mondo, l’insignificanza esistenziale.

4. Carissimo don Rudy, ben radicato nell’amore di Cristo, il tuo ministero sacerdotale dovrà essere tutto proteso a servire, attraverso la Parola e i Sacramenti e con generosa carità pastorale, il popolo radunato nella Chiesa di Dio. Qui il tuo sacerdozio incontrerà, soprattutto, il sacramento dell’Eucarestia che, in questo secondo anno di preparazione al Sinodo diocesano, la nostra Chiesa ha indicato come il cuore – perché l’Eucaristia è il cuore – della sua vita. L’Eucaristia è Gesù Cristo. Da questa incontestabile verità della fede cattolica, ne consegue che è l’Eucaristia a fare la Chiesa, perché la Chiesa è il risultato dell’azione di Gesù Cristo, cioè del suo sacrificio in Croce. Come in Gesù il gesto eucaristico compiuto prima di morire non è separabile dal suo sacrificio della croce, così la ripetizione del gesto di Gesù da parte dei sacerdoti con la celebrazione della santa Messa non può ridursi a un gesto rituale, ma comporta di spingersi fino al sacrificio della croce. Caro don Rudy, l’Eucaristia dovrà essere vissuta come l’invito quotidiano alla comunione di vita con Gesù Cristo: sedere alla stessa tavola, mangiare lo stesso pane, bere allo stesso calice significa condividere la medesima sorte; è quindi l’invito a dare il proprio corpo – qui risiede anche il senso profondamente spirituale della scelta del celibato – a dare il proprio sangue, a donare la propria vita, come ha fatto Lui. La celebrazione della santa Messa ti consentirà di unire il tuo cuore ai sentimenti di Gesù che ama sino alla fine, sino al dono totale di sé, al suo essere pane moltiplicato per il santo convito della comunione ecclesiale. Si colloca esattamente qui l’effusione pentecostale dello Spirito Santo, destinata a infiammare il tuo giovane animo di sacerdote novello con l’amore stesso del Signore Gesù. È un’effusione che scolpirà dentro il tuo essere una legge indelebile: la legge che ti spingerà ad inserire e a far rifiorire nel tessuto concreto degli atteggiamenti e dei gesti della tua vita d’ogni giorno l’amore stesso di donazione di Cristo crocifisso, e questo per sempre. Tra poco ti chiederò se vuoi esercitare per tutta la vita il ministero sacerdotale. Non si tratta solo di una proiezione temporale, ma propriamente di una condizione esistenziale: tutta la tua vita, ogni istante della tua vita, ogni pensiero della tua vita, ogni azione, ogni impegno dovrai viverlo come ministero sacerdotale, di modo che non si possa mai riscontrare nella tua esistenza uno scollamento tra l’esercizio del ministero e la vita personale, anche privata. Con l’ordinazione presbiterale sarà la tua condizione ontologica a cambiare: non vieni ordinato per fare il sacerdote, ma per essere sacerdote. E per sempre.

5. Carissimo don Rudy, devo avvertirti che il ministero sacerdotale è, oggi, un ministero difficile, reso tale da una congiuntura storico-culturale complessa che ha e sta disorientando anche la Chiesa. Diventi sacerdote non per inserirti in una società permeata dai valori cristiani, ma in una società post-cristiana, ormai bisognosa di una prima evangelizzazione. Diventi sacerdote per esercitare il tuo ministero in una realtà ecclesiale che, in alcune sue componenti, irretita da insipienti cedimenti alle logiche perverse della modernità, ha, di fatto, indebolito la Chiesa. Perdendo il riferimento concorde alla verità cattolica nella sua esperienza di fede, tali componenti si sono abbandonate a logiche distruttive della comunione ecclesiale, quelle connesse con il rifiuto della Tradizione e del Magistero del Papa e dei Vescovi. Non temere, don Rudy, la Chiesa è e resterà infallibile e indeffettibile perché è la Sposa di Cristo. Stai legato al Papa e al Vescovo e al loro Magistero, perché nella comunione con loro e nell’obbedienza a loro risiederà il segreto della vitalità del tuo ministero e del bene del corpo ecclesiale. Ama i poveri, quelli che la vita ha privato di ogni speranza e quelli che non hanno il pane per sfamare se stessi e la loro famiglia. Amali con il cuore di Gesù e se hai bisogno di qualche buon esempio vai dritto dai santi come Francesco, Vincenzo de’ Paoli, Madre Teresa di Calcutta. Ama i giovani che rischiano di essere privati del bene incommensurabile della fede. Senza la fede sono come un treno costretto ad andare avanti senza sapere dove va. A tutti fai la carità del Vangelo e dei Sacramenti, perché tutti hanno un bisogno immenso di ritrovare se stessi nella pace e nella gioia, ritrovando Dio: il Padre che abbiamo nei cieli, il Figlio suo Gesù Cristo e il loro Spirito di amore.

6. Maria – onorata oggi come la beata Vergine di Lourdes – che ha conformato la sua volontà a quella di Dio, che ha generato Cristo donandolo al mondo, che ha seguito il Figlio fino ai piedi della croce nel supremo atto di amore, ti accompagni ogni giorno della tua vita e del tuo ministero. Grazie all’affetto di questa Madre tenera e forte, potrai essere gioiosamente fedele alla consegna che come presbitero oggi ti viene data: quella di conformarti a Cristo Sacerdote, che ha saputo obbedire alla volontà del Padre e amare l’uomo sino alla fine. Amen!