Solennità dell’Epifania del Signore

DIOCESI DI TRIESTE

Solennità dell’Epifania

+Giampaolo Crepaldi
Arcivescovo-Vescovo

Cattedrale di San Giusto, 6 gennaio 2012

Carissimi fratelli e sorelle,

1. Oggi la Chiesa celebra la solennità dell’Epifania del Signore. La parola epifania significa manifestazione. Con questa festa, infatti, si ricorda la manifestazione di Gesù agli uomini di ogni nazione, rappresentati dai Magi, giunti da lontani Paesi dell’Oriente, attratti da una misteriosa stella apparsa all’orizzonte. Il viaggio dei Magi, riferitoci dal vangelo odierno, rappresenta in qualche modo la ricerca di Dio da parte dell’uomo. E’ una ricerca fatta con fiducia: essa comprende un cammino e termina con un incontro. Il cammino compiuto dai Magi per adorare il re dei Giudei è un pellegrinaggio segnato dall’insicurezza, perché non hanno conoscenza della meta. La domanda che essi rivolgono ad Erode per informarsi sulla nascita del Messia denota l’umiltà di chi si deve affidare ad altre persone. La ricerca approda all’incontro con il bambino e la sua Madre, nella casa di Betlemme, e culmina nell’adorazione e nell’offerta dei doni. Anche Erode è in ricerca, ma esiste un’enorme differenza tra la ricerca sincera dei Magi e quella ipocrita di Erode. Erode si informa sulla nascita del Messia non per incontrarlo e adorarlo, ma per combatterlo e ucciderlo. I Magi ed Erode ci insegnano che la storia umana è, da sempre, un teatro in cui si affrontano le forze del bene contro quelle del male, il messaggio dell’amore contro l’ideologia della violenza, l’annuncio della vita eterna contro la rassegnazione al destino del nulla.

2. Carissimi fratelli e sorelle, come i Magi, anche noi dobbiamo farci guidare dalla luce della fede, superando gli ostacoli che continuamente incontriamo. La festa dell’Epifania ci deve spingere ad approfondire sempre di più la nostra fede e la nostra conoscenza di Dio. La fede è un dono di Dio, certamente, ma qualcosa dobbiamo e possiamo fare anche noi. Innanzitutto dobbiamo pregare di più. La fede è come una lucerna che va costantemente alimentata con la nostra preghiera. Quando questa si affievolisce, anche la fede si indebolisce. Dobbiamo approfondire la nostra fede riprendendo tra le mani il Catechismo. Il Catechismo non va imparato solo da bambini, in preparazione della Prima Comunione, ma deve essere approfondito per tutta la vita. Riprendiamo in mano questo libro e riscopriremo tante verità dimenticate. Se saremo saldi nella fede, anche noi potremo manifestare Cristo al mondo ed essere così come la stella che ha guidato i Magi a Betlemme. Non si tratta di portare il Vangelo solo ai pagani, ma di riportarlo anche a quelli – e oggi sono molti – che lo hanno dimenticato. Giustamente, il Santo Padre Benedetto XVI parla continuamente di nuova evangelizzazione della nostra società, per farci comprendere che, ai nostri giorni, siamo tornati ad essere pagani.

3. Carissimi fratelli e sorelle, la festa dell’Epifania del Signore ci introduce alla dimensione missionaria della Chiesa: tutti i popoli sono chiamati a far parte della Chiesa. San Paolo ci ricorda che “i gentili sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo”. Ebbene, abbiamo dei gentili da convertire alla nostra vita di fede ed inserire nella nostra comunità di chiesa anche nelle nostre famiglie, nelle nostre scuole, nei nostri ambienti di lavoro. Non dobbiamo andare lontano per fare i missionari. Cominciamo a fare i missionari nella nostra famiglia, nel lavoro, nella nostra parrocchia. Nella prima lettura si leggono queste parole del profeta Isaia: «Cammineranno le genti alla tua luce» (Is 60,3). Il profeta si riferiva a Gerusalemme, ma, in senso pieno, queste parole si riferiscono alla Chiesa, chiamata a radunare tutti i popoli del mondo nell’unità di un’unica fede. Per questo motivo, Isaia dice: «Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te […] portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore» (Is 60,4-6). Queste parole si sono verificate pienamente proprio alla visita dei Magi. Tuttavia, dobbiamo prendere atto, con sofferenza spirituale, che si sta affievolendo la spinta missionaria della Chiesa e il dato più paradossale è questo: la nostra civiltà cristiana rischia di scomparire per debolezza interna, prima ancora che per aggressione dal di fuori. Il bambino Gesù è minacciato dai rappresentanti del suo popolo, non da nemici esterni. Sulla testimonianza dei martiri che fu ed è seme di cristiani, al giorno d’oggi, prevale l’indifferenza dei fedeli che è germe di paganesimo.

4. Carissimi fratelli e sorelle, nella prospettiva di riscoperta e rilancio della dimensione missionaria della Chiesa, ho reso pubblica oggi una Nota pastorale sull’Azione Cattolica, indirizzata a tutta la Diocesi. Si tratta di una Nota che valorizza l’impegno apostolico del laicato. Scrivo: “Il tempo di crisi che la società occidentale sta attraversando ci fa avvertire con forza le «tristezze e le angosce» dell’umanità di oggi, ma allo stesso tempo ci sprona a valorizzare le «gioie» e ad alimentare le «speranze» che ciascuna persona conosce e coltiva. Accanto alla percezione di vivere una stagione straordinaria per le fatiche e per l’impegno richiesto a tutti, c’è l’esigenza di prendersi cura dell’ordinarietà della vita e di imparare a scoprire il senso profondo di ogni vissuto quotidiano. Per i laici cristiani si fa particolarmente vivo il desiderio di poter ricapitolare in Cristo (Ef 1,10) ogni aspetto della vita famigliare, lavorativa e sociale: ogni fatica, così come ogni impegno ed ogni generosità, chiedono di trovare il loro pieno significato alla luce dei misteri dell’Incarnazione, della Passione, della Morte e della Risurrezione del Signore Gesù. Proprio l’ordinarietà della vita di ciascuno è perciò chiamata a farsi un cammino capace di non smarrirsi nella cronaca delle giornate, ma al contrario di diventare una historia salutis, una storia di salvezza” (n. 1).

5. Carissimi fratelli e sorelle, “Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima” (Mt 2,10). Anche noi, se ci faremo guidare dalla stella della fede, proveremo una grandissima gioia, l’unica vera gioia. Come i Magi, anche noi troveremo Gesù “con Maria sua Madre” (Mt 2,11). Dove c’è Gesù vi è sempre la Madonna. Non possiamo dividere la Madre dal Figlio. È più facile – affermava un Santo – dividere la luce dal sole, che separare Gesù da Maria. La devozione a Maria è la migliore garanzia di una fede viva in Gesù Salvatore del mondo. A Lei, Madre di Dio e Madre della Chiesa, affidiamo il nostro cammino di cristiani, guidati dalla stella della fede in Cristo.