Santa Maria Maggiore – Omelia per l’Ingresso in Diocesi dei Frati e delle Suore Francescani dell’Immacolata

DIOCESI DI TRIESTE

 

INGRESSO IN DIOCESI DEI FRATI E DELLE SUORE

FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA

Omelia

+ Giampaolo Crepaldi

Santa Maria Maggiore – 9 ottobre 2011

 

Cari padre Gabriele Vice Ministro Generale, don Nino, padre Alessandro; carissimi confratelli nel Sacerdozio; cari fratelli e sorelle: pace e bene nel Signore Gesù!

 

1.            Oggi, per la Chiesa di Trieste, è un giorno di grazia e di gioia, per l’arrivo nella parrocchia di Santa Maria Maggiore dei Francescani e delle Francescane dell’Immacolata. Ho voluto venire a dare il benvenuto ufficiale, mio personale e di tutta la Diocesi, alle Comunità religiose dei Frati e delle Suore che, con generosa disponibilità, hanno deciso di venire in questa Città per svolgere il loro prezioso servizio e ministero. Sono qui anche per manifestare tutta la gratitudine e la stima, mie personali e della Diocesi, per don Nino Angeli che, con esemplare dedizione sacerdotale, ha accolto l’invito ad assumere, dopo un breve periodo di rodaggio come Vicepresidente, il compito di Presidente dell’Opera Villaggio del Fanciullo per dare ad essa un rinnovato impulso cristiano di operosa carità e un futuro sereno e positivo che le consenta di ritornare ad essere un punto di riferimento ricco di speranza per i giovani della nostra città e per gli stessi operatori. Compito difficile, ma che saprà affrontare bene con le tante doti umane e sacerdotali che il Signore gli ha donato, rendendo preziosa la sua esistenza. Sappi, caro don Nino, che il Vescovo ti sarà sempre accanto con il suo sostegno e con la preghiera. Per ora voglio dirti grazie per tutto  quello che hai fatto in e per questa parrocchia, che hai retto con amore generoso e con intelligenza spirituale.

 

2.            Le letture di questa domenica ci introducono nel tema biblico delle nozze. La prima di essa ci parla del banchetto escatologico caratterizzato dal definitivo superamento della morte e del dolore. La seconda lettura – un brano della lettera di Paolo ai Filippesi – ci mostra gli effetti dell’accoglienza di questo banchetto nunziale escatologico: “Tutto posso in Colui che mi dà la forza” (Fil 4,13). Il brano del Vangelo ci parla di nozze, facendoci capire che siamo chiamati a vivere le nozze della nostra vita, fino alle nozze ultime, definitive, dell’intima comunione con Dio. La nuzialità segna essenzialmente l’identità dei cristiani. Nel Vangelo di oggi troviamo anche che la chiamata è rivolta a tutti coloro che sono ai crocicchi delle strade. E’ il popolo dei confini, senza identità e senza missione. Cristo è anche per loro. In Cristo, tutti sono chiamati. Nessuno è venuto al mondo per caso. Nessuno è privo di significato se si apre al corroborante incontro con Cristo.

 

3.            Cari Frati e Suore francescani dell’Immacolata, anche la maggior parte del popolo di Trieste, sul piano spirituale, è un popolo dei confini che attende il rigenerante incontro con Cristo per ritrovare identità e missione. Nell’insediarvi in questa parrocchia vi do questa consegna pastorale: al popolo dei confini portate Cristo, perché solo in Cristo si trovano le risposte di senso sull’esistenza umana senza le quali essa rischia di ridursi a  un vivere senza identità e senza missione. Chiamate tutti e sempre alla nuzialità con Dio e alla nuzialità con i fratelli. San Francesco e l’Immacolata  vi aiuteranno nel compito di chiamare tutti alla nuzialità, cioè alla santità. La vocazione delle vocazioni è, infatti, la vocazione alla santità. Tutta la storia della Chiesa è lì a testimoniare che le grandi stagioni di rinnovamento ecclesiale sono state animate dai santi: sant’Agostino, san Tommaso d’Aquino, san Francesco e santa Chiara, santa Caterina da Siena, sant’Ignazio di Loyola, san Giovanni della Croce e santa Teresa d’Avila, il curato d’Ars, santa Teresa del Bambin Gesù, san Giovanni Bosco, san Massimiliano Kolbe, san Padre Pio….  Cristo è non solo il traguardo ultimo della nostra vita, ma è anche la luce del nostro cammino. I Santi, che contempliamo in cielo sono stati dei cristiani concreti come noi. Essi hanno superato con coraggio la grande tribolazione della vita (cfr. Ap 7,14): anche davanti alle esperienze più amare e alle delusioni più profonde, non si sono lasciati abbattere dalle difficoltà. Grazie alla fede, hanno ritrovato in Cristo il punto d’appoggio e il conforto, per svolgere fino in fondo la loro missione cristiana: essere segno nunziale dell’amore di Dio e della sponsale unione tra Dio e gli uomini.

 

4.            La Città in cui siete arrivati, nella sua stragrande maggioranza, è popolata da gente civile, rispettosa, buona, generosa e anche sanamente disincantata. E anche la Chiesa tergestina è ricca di esemplari e vivacissime virtù. Sappiate che Trieste non ha bisogno di odio e di inimicizia – troppo ha patito e continua a patire per l’uno e per l’altra! -, ma di presenze che regalino speranza, fraternità e sororità. In questa Città, cari Frati e Suore, con la vostra quotidiana testimonianza resa a Cristo, unico Signore e unico Salvatore, dovete cercare di essere un gioioso evento di speranza e di amicizia cristiane. Al popolo dei confini dite che, se vissuta nella fede, la vita è bella e ricca di liberanti significati e che va sempre vissuta, sostenuta e rispettata. A tutti ricordate che l’amore, soprattutto quello matrimoniale, è un bene incomparabile. Siate liberi da ogni potere mondano o ancoraggio e dipendenza politici, perché la libertas christiana e la libertas Ecclesiae sono una garanzia di libertà per tutti. Amate i poveri che sono i tesori della Chiesa. Nella Trieste ricca e benestante sono tanti e in preoccupante aumento. Siate disponibili per gli uomini e le donne di studio e di cultura – la Città è tra le più colte d’Italia –  che, cercando il senso del vivere umano nella storia, di fatto cercano Dio. Non negatevi mai a un giovane che fatica a trovare  identità e missione personali. Abbiate una parola buona per tutti coloro che soffrono nello spirito le diffusissime malattie post-moderne della solitudine e della disperazione e che si illudono di curarle con i veleni e le droghe venduti nei numerosissimi supermarket del nichilismo culturale e spirituale. Siate fratelli e sorelle delle persone buone e semplici che costituiscono il vero popolo di questa Città. Essi sono la realtà più preziosa anche della nostra Chiesa Diocesana. Saranno loro, e non i potenti o gli influenti, che vi conforteranno nelle difficoltà, vi sosteranno nelle vostre imprese apostoliche e pregheranno per voi. Che San Francesco e la Madonna della Salute, che veneriamo in questa chiesa, la Vergine e la Madre di Dio – Immacolata, Addolorata e Assunta – siano sempre con voi! Amen.