Nota del Vicario Generale

Riportiamo di seguito la nota del Vicario Generale mons. Pier Emilio Salvadè sulla campagna di stampa a danno della Chiesa di Trieste, pubblicata dal settimanale diocesano Vita Nuova del 14 ottobre

 

Nota

Vicario Generale Mons. Pier Emilio Salvadè

Tra i fedeli della Chiesa cattolica di Trieste cresce lo sconcerto davanti alla evidente ed ormai conclamata campagna di stampa tesa a denigrare la persona del Vescovo e quindi l’autorità della Chiesa cattolica diocesana e la stessa dignità e libertà della religione cristiana a Trieste.

Queste continue forme di aggressione e di mancanza di rispetto lasciano perplessi e preoccupati molti fedeli, che vivono sconforto e disagio, espresso in molti modi, anche con richieste di prese di posizione chiarificatrici rivolte a questa Curia. Ciò mi induce, su mandato del Vescovo, a rivolgermi alla Diocesi per dare alcune informazioni, fare alcune precisazioni e incoraggiare la comunità diocesana nel suo quotidiano impegno di testimonianza.

In questi ultimi due anni abbiamo dovuto constatare un crescendo di ostilità verbale nei confronti del Vescovo e delle sue decisioni pastorali, che si è espressa sul quotidiano locale non nella forma lecita del confronto di opinioni nel rispetto reciproco, ma nella forma dell’attacco pregiudiziale e sistematico, al di fuori di ogni serio impegno a comprendere la realtà del mondo ecclesiale cattolico di Trieste.

Il registro adoperato da molti giornalisti de “Il Piccolo” è di denigrazione preconcetta, di preventiva dissacrazione, di dileggio per le cose di Chiesa, di mancanza di rispetto, anche nella semplice dimensione del rispetto civile, nei confronti della persona del Vescovo. Molti fedeli hanno fatto sapere che hanno notato una “campagna d’odio” mai vista prima, senz’altro non conforme alle tradizioni civili di Trieste e che ci si guarda bene dall’applicare ad altre religioni presenti in città, concentrandosi invece in modo ideologicamente pervicace nei confronti della Chiesa cattolica.

Le più elementari regole deontologiche del giornalismo vorrebbero che chi tratta di temi religiosi avesse una certa conoscenza delle problematiche e del linguaggio della religione e si sforzasse di comprenderne le dinamiche interne, per rispettarne la libertà. Invece gli articoli denotano non solo ignoranza del mondo di cui dovrebbero riferire, ma soprattutto la volontà di sovrapporre a quel mondo categorie interpretative ideologiche e di parte che lo snaturano. Ne derivano articoli caricaturali che deturpano il vero volto della Chiesa triestina, creando sconcerto nei fedeli e in ogni persona amante della verità.

Solo per fare qualche esempio tra i più recenti. Su “Il Piccolo” del 6 ottobre 2011, a pagina 30, viene presentata la decisione di affidare la Chiesa di Santa Maria Maggiore ai Frati Francescani dell’Immacolata in modo lesivo della dignità di questo Ordine religioso e in particolare del Vescovo di Trieste. Si dice che il Vescovo ha preso questa decisione per “imperscrutabili motivi” e “quasi in segreto”. I Frati Francescani dell’Immacolata – stiamo parlando di 350 frati e di 500 monache che hanno consegnato le loro vite nelle mani dell’Immacolata Concezione – vengono derisi, sostenendo sul loro conto cose inesatte e dando prova di non conoscere  le disposizioni del Santo Padre in materia liturgica. I fedeli di Santa Maria Maggiore vengono presentati come “costretti dalla controriforma crepaldiana, a ripassare il latino prima di andare a messa”. Inesattezze, vacuità, illazioni e denigrazioni.

Sempre su “Il Piccolo” dell’8 ottobre, a pagina 29, veniva presentata in modo deformato e tendenzioso la situazione del Villaggio del Fanciullo. Di don Nino Angeli si dice, con disprezzo per la sua persona e per le disposizioni vescovili, che è stato “sfrattato” da Santa Maria Maggiore e si lascia intendere che il Vescovo avrebbe preso decisioni arbitrarie.

Il quotidiano “Il Piccolo” ha presentato in modo incompleto il frutto del viaggio del Vescovo nella missione diocesana in Kenya, ha enfatizzato oltre ogni limite alcune notizie di trasferimento di parroci, ha ospitato lettere di persone che si sono dichiarate esperte di diritto canonico più del Vescovo e della sua Cancelleria di Curia e che invece avevano e davano informazioni errate, ha permesso che della Chiesa di Trieste si scrivesse che è “..autoritaria, arroccata, conservatrice, chiusa al dialogo, allineata e alleata al potere…”, che il Vescovo fosse paragonato a un talebano. La libertà di parola è un diritto, che dovrebbe però accompagnarsi al buon senso, al rispetto per gli altri, alla seria documentazione, in modo da dire cose vere e costruttive. I giornali di opinione devono dare spazio a tutte le opinioni, ma devono anche farlo con equilibrio e con una minima verifica dell’attendibilità di quanto viene scritto.

Purtroppo bisogna riconoscere che questa martellante campagna giornalistica è fatta anche con l’appoggio di piccoli gruppi di fedeli, che non si sono adeguati all’apertura voluta dal Vescovo Crepaldi, al serio impegno culturale della diocesi, alle tante e nuove iniziative pastorali tutte incentrate sul primato di Dio e su Gesù Cristo unico Salvatore.

Davanti a questa situazione, il Vescovo mi incarica di informare la Diocesi della sua serenità, alimentata dalla libertà che gli deriva dal Vangelo, dalla preghiera, dalla coscienza di essere in piena comunione con il Santo Padre, di amare il popolo cristiano e l’intera città di Trieste e dal conforto che gli deriva dalla vicinanza dei fedeli. Egli invita la Diocesi a conservare fermezza e unità e a pregare il Signore. La Città  nella sua stragrande maggioranza, è popolata da gente civile, rispettosa, buona, generosa. E anche la Chiesa tergestina è ricca di esemplari e vivacissime virtù. Trieste non ha bisogno di odio e di inimicizia, ma di presenze e di gesti che diano speranza, fraternità e amicizia.

Con ogni probabilità questa campagna continuerà. Quando si tratterà di precisare la verità ed evitare la diffusione di interpretazioni faziose e fuorvianti, troveremo il modo di intervenire in modo rispettoso e conveniente. Per il resto procediamo fiduciosi nel Signore.