Il Breviario è un volume che racconta di come la Chiesa tergestina sia sempre rimasta in comunione con Roma anche dopo il distacco di Aquileia. Un volume che ribadisce come l’anima di una Chiesa risieda sempre nel suo modus orandi, nel suo essere prima di tutto in dialogo con Dio. Importante il contributo degli studiosi che hanno analizzato i diversi aspetti storici, agiografici e artistici legati al Breviario.
di seguito l’approfondimento:
fonte dal sito: osservatoreromano.va | tratto dal contributo di Roberto Gherbaz
Breviario..il codice membranaceo di proprietà del capitolo cattedrale di San Giusto martire di Trieste, oggetto di questa accurata e bella riproduzione, è uno degli unici due breviari aquileiesi presenti a Trieste; il secondo è conservato presso la Biblioteca Civica Attilio Hortis.
L’esemplare del capitolo triestino si distingue soprattutto per la raffinatezza delle miniature e per l’eleganza della scrittura; inoltre esso, assieme a quello della Civica, è importante anche sotto l’aspetto liturgico e agiografico. Quello del capitolo è però meno conosciuto dagli studiosi, probabilmente anche a motivo del particolare atteggiamento di riservatezza tenuto in passato dal capitolo stesso.
L’edizione facsimilare del breviario coinvolge diversi studiosi ed esperti di codicologia, paleografia, storia della miniatura, storia dell’arte, storia delle istituzioni, liturgia aquileiese e agiografia. I saggi critici sono coordinati da Ettore Malnati, Roberto Gherbaz e Ilaria Romanzin, e sono raccolti in un apposito volume.
All’archivista capitolare è affidato il compito di presentare il breviario e di metterlo in relazione con la storia del capitolo triestino e con il suggestivo ambiente della cattedrale di San Giusto nel XV secolo, che emerge da alcuni trascurati documenti d’archivio; ad Alessandra Sirugo spetta quello di trattare gli aspetti codicologici e paleografici propri del breviario del capitolo, confrontandoli con quelli del breviario della Biblioteca Civica; a Ilaria Romanzin tocca invece lo studio critico delle miniature, rilevando i punti di contatto con quelle di alcuni codici contemporanei e soprattutto l’influsso esercitato dall’impareggiabile Bibbia di Borso d’Este e dalla scuola ferrarese.
L’esperto di liturgia aquileiese, Giuseppe Peressotti, mette a confronto il breviario con uno aquileiese della fine del XII secolo e con quello romano, stampato nel 1568; Emanuela Colombi compie invece un’indagine sulla «storia agiografica» di Trieste, analizzando il «santorale», che emerge dal calendario contenuto nel breviario del capitolo; Stefano Di Brazzano propone un’edizione critica dell’inno e dell’ufficio versificato di San Giusto, presenti nel breviario, in rapporto alla passio del martire, oggetto di suoi studi precedenti.
Marisa Bianco Fiorin descrive alcune pitture a fresco tra Trecento e Quattrocento che si trovano ancora nella cattedrale di San Giusto — naturale cornice del breviario stesso — e accenna al grande affresco quattrocentesco che ornava il catino absidale: questo fu distrutto nel XIX secolo per permettere l’ampiamento strutturale dell’abside stessa. Infine Giuseppe Cuscito svolge una ricerca storica sulla Chiesa tergestina tra Medioevo e incipiente Rinascimento, soffermandosi in particolare sulle figure dei vescovi triestini, tra le quali spicca quella di Enea Silvio Piccolomini, vescovo di Trieste tra il 1447 e il 1450, che in seguito divenne Papa con il nome di Pio ii.
Il breviario sarà pubblicato in mille copie numerate e la particolare tecnica di stampa anastatica permetterà una riproduzione molto fedele all’originale. La tecnica utilizzata si avvale infatti di un applicativo americano, preso in prestito dal settore radiologico-medico, che prevede la possibilità di realizzare fino a ventisette passaggi di colore: nella pubblicazione in questione ogni pagina sarà stampata con dodici più uno passaggi, di cui soltanto quattro per rendere il fondo di pergamena dell’originale. Anche la riproduzione della legatura sarà conforme all’originale, grazie all’opera minuziosa di un fabbro, per le parti metalliche, e di una conceria pratese, per la copertina in pelle.
Il prezioso capolavoro sarà posto all’attenzione dei liturgisti di tutta Italia nel corso della Settimana liturgica nazionale, che quest’anno si svolgerà a Trieste. E proprio nella città internazionale ed ecumenica per eccellenza, il breviario si porrà come simbolo della comunione che Trieste ha sempre mantenuto con la Chiesa romana, anche dopo il distacco di Aquileia. Riscoprire un capolavoro del passato permetterà allora di proiettare la Chiesa verso l’unità futura. Che a Trieste, in qualche modo, è già una realtà.
fonte dal sito: osservatoreromano.va | tratto dal contributo di Roberto Gherbaz
Gli interessati possono rivolgersi all’editore Marco Serra Tarantola (editore@tarantola.it) oppure è possibile prenotare il prezioso volume anche presso la libreria San Paolo di Corso Italia 37 a Trieste.