La Crocifissione e Santi torna al suo splendore

Mercoledì 11 maggio 2011 alle ore 11 a Trieste nella Cattedrale di San Giusto, è stata presentata la conclusione del restauro della tavola trecentesca raffigurante La Crocifissione e Santi nella sua definitiva collocazione nella Cappella del Tesoro. Alla presentazione ha partecipato anche l’Arcivescovo mons. Crepaldi.

Di seguito alcune note sull’opera e sul suo restauro scritte dal dott. Adriano Dugulin, direttore dei Civici Musei di Storia ed Arte

La Crocifissione e Santi, di proprietà dell’Ente Chiesa Cattedrale di San Giusto Martire, è attribuibile a Scuola veneziana e databile alla prima metà del XIV secolo. Eseguita a tempera su tavola in legno di pioppo e fondo oro, è di forma allungata e misura 57 x 236 x 9 cm. La presenza sul retro di sei cerniere in ferro e di chiusure rivela che essa era originariamente un coperchio di cassa, un tipo di manufatto abbastanza frequente nel Trecento e nel primo Quattrocento in area veneta e adriatica.
Entro una serie di sette arcatelle trilobate e cuspidate sorrette da esili colonnine tortili si snoda una teoria di sei santi (tre per lato) che affiancano la scena centrale raffigurante la Crocifissione di Cristo. Ai lati dello scomparto centrale partendo da sinistra si riconoscono San Bartolomeo, San Nicolò e San Pietro da una parte, Sant’Andrea, San Marco (o Giacomo) e San Tommaso dall’altra. Nei pennacchi degli archi compaiono altri sei santi, tre a sinistra e tre a destra della scena centrale (Canzio o Ermacora, Fortunato, Lorenzo, Vincenzo, Stefano, Canziano); nei pennacchi centrali due angeli, forse gli arcangeli Michele e Gabriele. La Crocifissione si svolge sullo sfondo di mura merlate, la Croce poggia sul monticello del Golgota entro cui spicca il cranio di Adamo nell’atto di bere il sangue di Cristo; a fianco alla croce, i cui bracci sono sovrastati da due angioletti, stanno la Madonna e San Giovanni dolenti.

Il restauro è stato eseguito ponendo un grande accento sulla conservazione futura dell’opera, ritenendo che una buona conservazione e manutenzione siano il complemento necessario ad ogni operazione di questo tipo.
L’intervento è stato accompagnato da analisi chimico-stratigrafiche e radiografiche (quali: sezioni lucide trasversali, analisi spettrofotometrica all’infrarosso, microsonda elettronica) allo scopo di determinare le successioni stratigrafiche, caratterizzando i pigmenti e i leganti e, di conseguenza, la tecnica pittorica. La presenza di sollevamenti della pellicola pittorica sia tra il supporto ligneo e la preparazione sia tra i diversi strati di colore ha reso necessari interventi di consolidamento e riadesione dello strato pittorico mediante colla animale, in sintonia con i materiali originari. Successivamente si è operata la pulitura della superficie dipinta e del legno a vista asportando lo sporco e altri residui di vecchie stesure spurie di colle e olii con l’utilizzo di soluzioni acquose tamponate a pH 9 e, localmente, con solventi in sospensione e/o a secco, con bisturi. Da ultimo, il restauro estetico è stato eseguito con colore ad acquerello secondo i criteri di riconoscibilità e reversibilità, integrando le lacune ove questo fosse necessario alla lettura del dipinto. Le ferramenta sono state rifinite a secco per l’eliminazione dello sporco incrostato e la riduzione della formazione di ruggine e infine trattate con cera microcristallina.
Al fine di preservare in maniera ottimale la tavola è stata realizzata una teca in materiale acrilico, ancorata al muro, con un sistema di controllo passivo dell’umidità (Prosorb) e un sensore interno che fornisce le letture dei dati interni: grazie a una convenzione con lo IUAV di Venezia si prevede l’assunzione per la durata di due anni sia dei dati ambientali esterni sia di quelli interni alla teca, in modo da avere un reale controllo della funzionalità interna della struttura conservativa, soprattutto se messa in rapporto con le variazioni esterne di umidità del sito di esposizione.