13 mar | L’esecuzione della “Messa in Si minore” di Bach apre la Cattedra di San Giusto

Gesù Cristo nostra Riconciliazione

Cattedra di San Giusto

Quaresima 2019

Messa in Si minore
BWV 232

di Johann Sebastian Bach

Esecuzione a cura della
Cappella Musicale
della “Beata Vergine del Rosario”
Maestro Concertatore
Elia Macrì
________________________

Mercoledì 13 marzo 2019
ore 20.30
Cattedrale di San Giusto martire – Trieste

La Messa in si minore per soli, coro e orchestra è uno dei pilastri fondamentali del repertorio musicale occidentale. La Messa venne meticolosamente “assemblata” da Bach tra il1748 e il 1749 – gli ultimi anni di vita del compositore tedesco – a partire da materiale musicale preesistente e da composizioni indipendenti scritte tra il 1724 e il 1748. Non mancano, certamente, sezioni composte ex novo, che arricchiscono il lavoro con fantasiosi spunti creativi. Il magistrale lavoro di rielaborazione rende l’opera piacevolmente unitaria, tanto che all’ascolto si tende a non notare affatto l’origine composita e frammentaria della Messa. Oltretutto, qualche piccola disomogeneità (come ad esempio il diverso organico vocale impiegato nelle varie sezioni corali a 4, 5, 6 o 8 voci) rende la composizione ancora più ricca ed ambiziosa.
Musicologi e studiosi di tutto il mondo si sono a lungo interrogati a proposito dei motivi che spinsero Bach a realizzare questo immenso lavoro. Non esiste tutt’oggi una risposta univoca econdivisa da tutti: l’ipotesi più convincente sembra essere legata alla volontà del maestro tedesco di raggruppare e preservare all’interno di raccolte unitarie una serie di brani rappresentativi delle sue tecniche compositive. Bach voleva in questo modo assicurarsi di trasmettere la sua eredità alle generazioni future di musicisti. Questa pratica, tuttavia, durante i suoi ultimi anni di vita si trasformò in una vera e propria ossessione: le Variazioni Goldberg (1741), l’Offerta Musicale (1747) e l’Arte della Fuga (1745-1750) sono tutte opere che rientrano in questa categoria di raccolte. In quest’ottica, la Messa in si minore risulta, dunque, un compendio di singolare completezza sulla musica corale sacra.
Per quanto riguarda la struttura formale, l’ampia Messa in si minore non segue rigidamente la tradizionale forma dell’Ordinarium Missae. Bach, infatti, nel manoscritto originale non divide la Messa nelle 5 sezioni canoniche, bensì in 4 ampie campate: Kyrie e Gloria; Credo; Sanctus e, infine, Osanna, Benedictus e Agnus Dei. A loro volta, esse presentano delle suddivisioni interneche si concretizzano in un susseguirsi di diversi movimenti musicali, legati coerentemente al testo liturgico, dando spazio a momenti solistici, orchestrali e corali. Il Kyrie, con la sua complessa fuga corale, e il Gloria risalgono al 1733 e vennero composti da Bach per il nuovo elettore di Sassonia, il cattolico Federico Augusto II, nella speranza di ottenere la nomina di Kapellmeister presso la corte di Dresda, titolo che gli verrà assegnato solamente tre anni più tardi. Il Credo presenta una struttura perfettamente simmetrica con al centro il dolente Crucifixus a cui, poco dopo, fa seguito in grande contrasto l’esplosivo Et resurrexit. Per il Sanctus, Bach adottò, invariato, il maestoso brano corale composto per il giorno di Natale del 1724. Vi aggiunse poi l’Osanna e il Benedictus come corpi musicali indipendenti, a differenza della tradizione cattolica, che vede invece questi due momenti come parti integranti del Sanctus. Infine, il Dona nobis pacem, che conclude la sezione dell’Agnus Dei, riprende il materiale tematico del Gratias agimus tibi, chiudendo la Messa con un intervento fugato del coro arricchito da un trionfale accompagnamento di trombe e timpani.

cof

Questa la compagine della Cappella Musicale “Beata Vergine del Rosario”, diretta dal Maestro Elia Macrì, che si esibirà mercoledì 13 marzo alle 20.30 nella Cattedrale di San Giusto.

SOLISTI:
Ingrid Iellenz, Adriana Tomišić, Teodora Tommasi, Elisa Verzier, soprani
Fabiana Polli, Lora Pavletić, contralti
Stefano Speranzon, tenore
Hao Wang, basso

CORO:

soprani I: Barbara Codutti, Adriana Tomišić, Teodora Tommasi, Elisa Verzier, Maria Viviani

soprani II: Maria Berti, Giulia Chetta, Eliana Derganz, Ingrid Iellenz, Anna Tarca

contralti: Noemi Nagy Boros, Simona Cois, Sara Dentice, Anna Mindotti, Lora Pavletić, Fabiana Polli, Elisa Widmar

tenori: Peter Gus, Marco Obersnell, Aleš Petaros, Emanuele Petracco, Daniele Pilato, Claudio Zinutti

bassi: Lorenzo Autero, Enrico Basello, Marco Carnelli, Marco Filippo, Enrico Maronese, Marco Narduzzi, Matthias Probst

ORCHESTRA

violini I: Nicola Mansutti (spalla), Stefano Favretto, Lorenzo Gugole, Gabriele Toscani

violini II: Luca Ranzato, Valentina Russo, Jiamiang Santi

viole: Simone Siviero, Clelia Gozzo

violoncello: Giulio Padoin

contrabbasso: Paolo Monetti

traversieri: Maria Ginaldi, Sandra Salomone

oboi: Enrico Cossio, Claudia Pavarin, Silvia Dell’Agnolo

oboi d’amore: Enrico Cossio, Claudia Pavarin

fagotti: Anna Flumiani, Paolo Calligaris

corno da caccia: Jože Rošer

trombe: Gregor Turk, Luigi Zardi, Gioele Uberti Foppa

timpani: Giulio Trani

basso continuo: Gabriele Avian